Carinaro – Dopo tre anni di sonnolenza sul piano delle iniziative politiche, ma di forte scontro per quanto riguarda il tesseramento (tessere false, esclusione dal rinnovo per i vecchi iscritti, rilascio di tessera a qualcuno non presente). Una parte del Pd, quella che sostiene l’amministrazione per comuni interessi, va al Congresso, senza rendersi conto che, sul piano strettamente politico, non ci sono i presupposti per celebrarlo.
Acuire i contrasti sarebbe un suicidio politico per un partito ridotto ormai a “brandelli”, per divisioni interne e per una gestione fallimentare della “cosa pubblica”. Spieghiamo, subito, i motivi:
1) Un Congresso si celebra quando, attraverso un dibattito, anche acceso, riconoscendo da ambo le parti gli errori commessi, si ha la forza di giungere a un accordo utilizzando uno strumento abbastanza in uso: l’unanimità.
2) Quando ciò non si realizza, si possono tenere libere elezioni, senza alcuna intesa, a pattò, però, che si parta ad armi pari, rispettando lo statuto (dove una volta, per la richiesta della tessera, avvisavi i cittadini con un manifesto, in tempo utile, cosa che non è avvenuta) e quanto stabilito dalla commissione provinciale sul tesseramento che dava la precedenza ai vecchi iscritti. Purtroppo, al momento, all’orizzonte né si intravedono concreti tentativi di accordo, né condizioni per portare avanti un congresso come atto conclusivo di un tesseramento che esclude più che unire.
Ai leader storici del Pd cittadino, ancora radicati nel territorio, che attualmente rappresentano l’altra parte del partito, tra i quali il segretario dimissionario, è stata negata la tessera, quando avevano la precedenza su chi, prezzolato, ne ha fatto richiesta per la prima volta e per l’occasione. Con questo “retroterra”, si può celebrare un Congresso? Credo proprio di no; celebrandolo, diventerebbe il Congresso di una sola parte con la delegittimazione dell’altra e col pericolo di irreversibili scissioni. Se volete questo, continuate per la vostra strada.
Ciò porterà all’appagamento momentaneo di chi nutre solo odi personali ma contribuirà alla sconfitta del partito sia sul piano politico che amministrativo. Da politici di provata esperienza riteniamo che la strada migliore da percorrere sarebbe quella di regolamentare subito il tesseramento (i vecchi iscritti vanno tesserati); se ciò diventasse lungo e tortuoso, si potrebbe spostare il Congresso di qualche mese, dopo un nuovo tesseramento, portato avanti all’insegna della legalità e della trasparenza. Ciò non vieterebbe, intanto, di partecipare al Congresso provinciale, al quale potremmo dare il nostro contributo. Per tre anni abbiamo invocato il Congresso senza essere ascoltati.
Non potremmo aspettare ancora alcuni mesi? Il tempo non riuscirebbe a sanare le ferite ancora aperte? Riteniamo che le nuvole potrebbero facilmente diradarsi se si riconoscesse, senza alcuna remora, che c’è un’altra parte del Pd che, più che essere annientata, va legittimata per le proposte intelligenti che è ancora nelle condizioni di fare e per i consensi che non sempre emergono in competizioni ritenute poco importanti (richiesta di tessere, primarie), ma che esploderanno in occasioni cruciali per il paese (elezioni amministrative).
La celebrazione del Congresso, voluta con ostinazione e anzitempo con la regia di chi coltiva mete irraggiungibili per la modestia del soggetto, senza la partecipazione “dell’altra parte” del Pd, sarà solo una farsa; in pochi minuti, senza voto, senza alcuna competizione si sceglieranno un nuovo segretario e un nuovo direttivo. Quest’atto, che avverrà all’unanimità, rappresenterà l’ufficializzazione di una divisione profonda insanabile. Il partito ne uscirà “a pezzi”, cosa che mi rattrista non poco. E’ odio profondo o incapacità di guardare politicamente lontano?
Biagio Masi