La neo segretaria del Pd di Carinaro, al termine del congresso di circolo dell’11 giugno scorso, ha dichiarato di aver vissuto una pagina di buona politica e di democrazia. Sulla stessa lunghezza d’onda i commenti di coloro che hanno concorso alla sua nomina.
Appare perciò inevitabile chiedersi se la neo eletta (rectius: neo nominata) credeva davvero nelle cose che diceva ed inoltre se riteneva come atti di “buona politica” tutte quelle vicende che avevano accompagnato la sua nomina, delle quali i protagonisti erano stati proprio quelli che l’hanno poi voluta segretaria?
Possibile che avesse così presto dimenticato la vicenda della falsificazione delle tessere per il 2014, delle prepotenze di colui che, dichiarandosi pubblicamente “padrone” del circolo, non aveva esitato a cacciare fuori le persone in attesa di tesserarsi, coprendole con epiteti irripetibili, solo perché a lui non gradite; della chiusura del circolo il giorno dopo per impedire la continuazione del tesseramento 2015 ; della copertura del simbolo del partito, come se fosse un oggetto di sua proprietà?
Ancor più inspiegabile appare che avesse pure dimenticato le fasi del vergognoso tesseramento 2016 del febbraio scorso, durante le quali, proprio con la regia del commissario provinciale, che doveva invece garantire la trasparenza delle operazioni, e con la complicità di consiglieri, assessori e loro parenti, fu negata la tessera a molte persone presenti, tra cui alcune figure storiche del Pd, mentre fu assicurata la tessera a chi addirittura non era neppure presente o alle tante altre persone che avevano il solo merito di far parte delle truppe cammellate (operai) del marito della sindaca.
Erano – quelli – atti di “democrazia e di buona politica”? Dove era lei quando si verificavano tutte queste cose? Perché, pur presente, non ha mai elevato la voce fuori dal coro o non si è mai ribellata a quegli atti di “vergognosa e squallida politica”?
E che dire della assemblea congressuale? Le riprese filmate da Contrasto Tv provano senza equivoci che le persone presenti al congresso (tra iscritti e non iscritti), non superavano le 30 unità, tra le quali erano da iscrivere anche le 15 in attesa di incoronazione, una percentuale del 30% dei tesserati che rendeva persino nulla la stessa riunione. Questo è un dato rende orgoglioso il nuovo Pd? Chi si accontenta gode!
Come è possibile che la neo nominata, pur essendo persona intelligente, non si sia resa conto che era diventata segretaria di un partito a voce unica, il cui direttivo era stato costruito con nomi legati tra loro da stretto vincolo di parentela, con dentro quasi tutti gli amministratori, determinando una imbarazzante situazione di incompatibilità tra partito ed amministrazione, con tante stesse facce che da tempo vengono riproposte e con soli tre nomi di giovani che finiscono con l’avere la funzione di assicurare un po’ di cipria ad un volto che appare segnato da inesorabile vecchiaia?
Un partito che da tre anni non ha mai parlato con nessuno, neppure delle grandi questioni del paese e del territorio, un partito che neppure nel suo congresso apre un vero dibattito politico, senza una regolare votazione e che chiude i suoi lavori con largo anticipo rispetto ai pur brevi tempi annunciati sui manifesti, è un partito che non attira proprio nessuno, inadeguato a fronteggiare le difficili sfide dei prossimi anni!
Se solo avesse fermato la sua attenzione su tutti questi interrogativi, la nominata non avrebbe trovato un briciolo di motivo per sentirsi fiera della nomina ricevuta e per poter dire di aver vissuto una giornata di democrazia e di buona politica. Anzi, avrebbe capito che la sua nomina era solo frutto di quelle nefandezze perpetrate nei tre anni di vita del circolo, delle quali anche lei, forse in modo inconsapevole, si era resa complice.
Ed in più si sarebbe resa conto che il congresso, più che di una operazione politica seria, era stata solo l’occasione per assicurare un puntello al trono di una regina, che sempre più atterrita dal confronto con gli altri e magari dal dissenso, ha bisogno disperatamente di vedersi circondata da cortigiani consenzienti ed ossequiosi, non importa se mossi dalla sola difesa dei loro piccoli/grandi interessi.
Avevamo chiesto il rinvio del congresso per chiarire prima i tanti nodi che sono sul tavolo e non per la paura di confrontarci, paura che non abbiamo mai avuto, visto che siamo stati i soli che da tre anni abbiamo chiesto che si convocassero assemblee nelle quali poter discutere sulle ragioni della spaccatura del Pd, a partire dalla nascita di una lista politicamente ibrida, fino alle vergognose vicende che hanno caratterizzato la vita del circolo. Siamo oggi ancora più pronti a farlo nella pubblica piazza, che è il luogo di tutti e non di chi si atteggia a padrone di casa.
La buona politica è ben altra cosa! Essa importa tolleranza, capacità di aprirsi al dialogo, di saper prestare attenzione alle ragioni di chi sta di fronte e, soprattutto, di garantire coerenza tra pensiero ed azione. Diversamente, è solo apparenza di buona politica, sotterfugio per chi preferisce riempirsi la bocca di soli paroloni, rientranti in un armamentario lessicale convenzionale e stereotipato. Si convinca – la nuova segretaria – che il retroterra che ha ispirato la sua nomina è figlio di una politica vecchia e becera, tale da far arrossire anche i politicanti della cosiddetta “Prima Repubblica”, molti dei quali si annidano tra le persone che l’hanno voluta segretaria. Questa politica non interessa proprio nessuno, noi meno degli altri!
Auguri, comunque. Le promettiamo che valuteremo la sua nuova attività di segretario con obiettività e senza alcuna riserva mentale, ben felici di ammettere di esserci sbagliati.
Mario Masi