Uffici turistici ad Aversa: caro Felicori, in città ne abbiamo tre…ma solo “di facciata”

di Antonio Arduino

Aversa – La mancanza di un ufficio turistico ad Aversa fatta da Mauro Felicori è la “scoperta dell’acqua calda” per gli aversani. Ovviamente senza ufficio turistico al direttore della Reggia di Caserta dev’essere parso difficile lanciare il turismo in una città che si definisce non solo “città di cultura” ma anche “città d’arte” per i tanti tesori d’arte nascosti, nascosti spesso sotto colate di cemento.

Da queste colonne denunciamo da anni l’assenza di una seria volontà politica di trasformare in fatti le parole affinché il turismo diventi davvero fonte d’occupazione e di economia e non resti una etichetta da appiccicare all’immagine di Aversa a fini elettorali.

Purtroppo le nostre denunce sono rimaste sempre senza successo ma adesso ha fatto clamore leggere della meraviglia espressa da Felicori sull’assenza di un ufficio turistico ad Aversa. Probabilmente la meraviglia del direttore della Reggia di Caserta sarebbe stata maggiore se avesse fatto un giro della città rendendosi conto che Aversa di uffici turistici ne ha ben tre a dimostrazione dell’interesse, di tipo elettorale o di facciata se più piace, delle amministrazioni di turno.

Tre uffici nati nel corso degli anni su iniziativa di politici che hanno puntualmente inserito il turismo nei programmi di sviluppo economico della città. Tre uffici turistici pagati dai cittadini aversani, utilizzati praticamente solo per apparire sui media. Il più datato è quello della Pro Loco di via Botticelli, un grande terraneo di proprietà comunale dal 1976 grazie ad un atto di donazione di Giovanni Argo, poi sono venuti quello in legno collocato all’ingresso dell’ex succursale dell’Istituto scolastico Mattei in via Di Iasi, inaugurato dall’allora sindaco Ciaramella il 21 marzo 2007 (nella foto), costato ai cittadini un milione delle vecchie lire, che funzionò solo per qualche mese e in modo parziale, perché legato alle attività didattiche del Mattei, e l’Info Point pagato circa 30 mila euro collocato il 14 agosto 2010 in piazza Mazzini, mai entrato in funzione, al punto che ci fu chi chiese di prenderlo in affitto per utilizzarlo come friggitoria. Ovviamente fu una provocazione ma non andò a buon fine ed Aversa è ancora senza ufficio turistico.

Però adesso c’è stata la sottolineatura di Felicori e qualcuno si è sentito in dovere di ricordare che Aversa è città d’arte e cultura al punto che l’amministrazione intende candidarla come capitale italiana della cultura per il 2020 rispolverando per l’ennesima volta che è la città di Cimarosa. Di certo, il grande musicista è nato ad Aversa il 17 dicembre 1749, c’è l’atto di nascita nella parrocchia di Sant’Audeno, ma la sua formazione e il suo genio sono stati coltivati a Napoli città nella quale fu portato dai suoi genitori in tenerissima età, sembra molto prima del 1756. Tant’è che, secondo quanto riportato dalla Treccani, lo stesso Cimarosa ebbe a scrivere o quanto meno a dettare un documento del 1777 in cui si legge “E come la mia natività colà (ad Aversa) fu quasi per “accidente” poiché dopo pochi giorni dai miei genitori fu trasportato qui in Napoli”.

Dunque, perché puntare sull’annosa e incerta etichetta di ‘Aversa città di Cimarosa’, il quale, senza alcun dubbio, si sarà sentito “napoletano” più che “aversano” al punto da affermare di essere nato per “accidente” ad Aversa e praticamente mai ha vissuto in questa città quando di musicisti aversani, nati e vissuti ad Aversa, ce ne sono altri come Domenico Parmeggiano, autore di successo di musica sacra tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, Gaetano Andreozzi, famoso in tutta Europa al pari di Cimarosa, Niccolò Iommelli, che conquistò il successo nazionale già con la sua opera prima scritta a soli 23 anni?

Forse, presentandosi come “città di Cimarosa”, l’amministrazione pensa di potersi inserire nella rosa degli aspiranti alla candidatura a “Capitale della Cultura 2020” senza prendere in considerazione che i maxi esperti che valuteranno le città candidate potrebbero avere conoscenza del pensiero di Cimarosa in fatto di cittadinanza e consegnare ad Aversa il titolo di “capitale della fantasia”.

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