Napoli – “Sono feroci come jihadisti e trendy come divi. Sono i nuovi camorristi e sono bambini”. Nella quarta di copertina di “Gotham City” il nuovo libro del giornalista napoletano Simone Di Meo (edito da True Piemme) la sintesi di un vero e proprio viaggio, a metà tra il romanzo e il reportage, crudo e a tratti impressionante.
Un lavoro nato dalla ricerca nelle carte processuali, dalla conoscenza delle dinamiche malavitose cittadine che Di Meo approfondisce quotidianamente grazie al suo lavoro di cronista, anche per quotidiani nazionali.
Nelle pagine si percepisce il tanfo di morte, quell’odore acre emanato da chi ha paura. Una storia che catapulta Napoli nell’oscurità della città nata dalla fantasia di Bill Finger e Bob Kane, un luogo dove i chiaroscuri tendono alle tenebre, nel ventre molle di una metropoli in cui la camorra alleva nuovi virgulti, cambia la sua struttura ma diviene sempre più feroce e sanguinaria. E’ facile rintracciare nei soggetti che dialogano magari pochi minuti prima di compiere un delitto, quei baby boss arrestati dalle forze dell’ordine, quella paranza di ragazzini, tutti imbottiti di cocaina, allucinati e pronti a uccidere chiunque come in un immenso videogame.
La ferocia e l’insussistenza di qualunque valore, morale e civile, sono i tratti distintivi di queste menti devastate, mai cresciute, divenute sanguinarie ancor prima di diventare uomini. Simone Di Meo racconta il suo romanzo nel corso di questa breve videointervista realizzata a Napoli, a due passi dai Quartieri Spagnoli, un dedalo di vicoli scuri, l’ingresso nell’inferno di “Gotham City Napoli”.
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