I finanzieri del comando provinciale di Roma, all’Aeroporto di Fiumicino, congiuntamente a personale della Polizia di Frontiera Aerea, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2011, dal gip del Tribunale capitolino, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, traendo in arresto Gloria Teresa Torres Aponte, 60 anni, nata in Colombia, responsabile di associazione a delinquere per narcotraffico e latitante dal 2011.
La donna ha fatto rientro in Italia seguendo la stessa sorte del marito, Fabio Massimo Albini, 49 anni, di Roma, già estradato lo scorso 7 giugno 2017, in compagnia del quale era stata rintracciata e fermata, a Bogotà (Colombia), dal locale Ufficio Interpol, lo scorso luglio 2016, all’esito di un’operazione coordinata dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia di Tributaria di Roma e della Divisione Interpol – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento di Pubblica Sicurezza di Roma, su richiesta dell’autorità giudiziaria capitolina, avanzata tramite apposita commissione rogatoria internazionale.
L’ordinanza di custodia cautelare era stata emessa sulla scorta delle indagini condotte dai finanzieri, tra l’aprile 2008 ed il febbraio 2010, sulla base delle dichiarazioni di due soggetti italiani, dipendenti di una ditta incaricata della riconsegna dei bagagli all’aeroporto di Roma Fiumicino, tratti in arresto, nell’aprile 2008, in quanto trovati in possesso di una valigia contenente oltre 11 chili di cocaina.
All’esito delle attività investigative, venivano individuate due distinte organizzazioni criminali, entrambe dedite all’importazione di ingenti quantitativi di stupefacente e attive nelle piazze di spaccio della Capitale: una di queste, promossa e diretta da Fabio Albini, con la collaborazione della moglie colombiana e di altre quattro persone, si rendeva responsabile dell’introduzione, dal Sudamerica, di significativi quantitativi di cocaina, illecitamente importati sfruttando, in prevalenza, doppifondi ricavati nei carrelli portavivande imbarcati su aeromobili provenienti da Caracas (Venezuela).
Le indagini consentivano di sequestrare oltre 15 chili di cocaina, di delineare compiutamente i ruoli all’interno dell’organizzazione, nonché di trarre in arresto tre soggetti, nell’ottobre 2009, in un immobile a Sutri (Viterbo), per sequestro di persona a scopo di estorsione, proprio relativamente ad un quarto soggetto colombiano, intermediario per la vendita del narcotico, trattenuto contro la sua volontà.
Nell’aprile 2015, quindi, all’esito di ulteriori approfondimenti delegati dalla Dda di Roma, veniva accertato, tramite l’esame dei social network “Facebook” e “Twitter”, come i due coniugi avessero stabilito, da qualche tempo, la propria residenza in Colombia, nella città di Bogotà, contando – verosimilmente – sulla vicinanza della famiglia di origine della donna.
In particolare, l’esame dei profili individuati consentiva di acquisire informazioni anagrafiche, luoghi di frequentazione e tempi degli spostamenti, circostanze che fornivano preziose indicazioni in merito alla loro permanenza nella città di Bogotà.
Si apprendeva, inoltre, come i due latitanti, nel frattempo condannati dal Tribunale di Roma, nel decorso 2015, rispettivamente, alla pena di 18 e 10 anni di reclusione, conducevano uno stile di vita agiato, avendo la disponibilità di auto di lusso, effettuando frequenti viaggi di piacere, dedicandosi a battute di pesca e organizzando feste in famiglia.
Sulla base di tali evidenze, pertanto, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, opportunamente notiziata, avviava apposita commissione rogatoria che conduceva alla loro cattura in Colombia e, da ultimo, alla loro estradizione in Italia.
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