“Il 12 luglio diventi per sempre la giornata per la sicurezza dei trasporti, affinché tutti ricordino e nessuno debba più morire”. E’ questo l’appello rivolto alla Regione Puglia dai parenti delle vittime dello scontro tra treni avvenuto un anno fa tra Andria e Corato. “E’ importante capire che la sicurezza nei trasporti non è un gioco: le leggi vanno applicate senza se e senza ma”, ha affermato la figlia di una delle 23 vittime.
Probabilmente furono proprio carenze sulla sicurezza a causare lo scontro, o meglio, come ipotizzato dalla magistratura tranese, “a non impedirlo”. L’indagine della Procura di Trani è ormai alle battute finali. “Non vediamo l’ora di leggere i nomi degli imputati, perché di indagati non ne vogliamo più sapere”, ha dichiarato ancora Daniela Castellano.
A un anno esatto dalla strage, le città di Andria e Corato ricordano le vittime dell’incidente ferroviario con 23 rintocchi di campane e messe di suffragio. A Corato in particolare, nella piazza antistante la stazione delle Ferrovie del Nord barese, è stata intitolata una targa alle “vittime dell’incidente ferroviario del 12 luglio 2016”.
IL MESSAGGIO DI MATTARELLA – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio diffuso nel giorno dell’anniversario, ha chiesto giustizia. “L’incalzante domanda di giustizia che sale dalle famiglie è avvertita e fatta propria dall’intera comunità nazionale – ha affermato il Capo dello Stato – desidero rinnovare a tutti i familiari delle vittime i più sinceri sentimenti di vicinanza degli italiani e miei personali”. “Un anno fa – prosegue Mattarella – incontrando superstiti e soccorritori, ho potuto constatare la generosità del popolo pugliese accorso a donare il sangue per i feriti, e ho raccolto gli appelli per avere la verità su quanto accaduto e individuare i responsabili del disastro. È stata una tragedia inammissibile sulla quale la magistratura sta indagando per accertare con accuratezza colpe ed eventuali carenze che ne sono state alla base”.
L’INDAGINE – Secondo quanto riportato dalla Procura di Trani, le conclusioni dell’inchiesta sulla strage del 12 luglio 2016 riportano queste cause all’origine dell’incidente: errori umani, sistemi di sicurezza obsoleti e problemi organizzativi. Il punto sulle indagini circa lo scontro dell’ET 1021 partito da Andria e diretto a Corato e l’ET 1016 diretto da Corato ad Andria, è stato fatto da Francesco Giannella, ex procuratore aggiunto di Trani, dagli investigatori della squadra mobile del Noif (nucleo operativo incidenti ferroviari) e dai periti nominati dalla Procura.
Tra gli indagati – 13 persone – ci sono dipendenti, manager e vertici della Ferrotramiviaria S.p.A.: il capotreno del convoglio partito da Andria, Nicola Lorizzo, i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, in servizio durante lo scontro, il direttore generale dell’azienda, Massimo Nitti, il direttore di esercizio Michele Ronchi, e la presidente di Ferrotramviaria Gloria Pasquini. A queste primi sei nomi, se ne sono aggiunti altri sette con l’ipotesi di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Le accuse: disastro colposo, lesioni e omicidio colposo plurimo. Principale “imputato” della tragedia, il sistema del blocco telefonico, considerato obsoleto e insicuro, nonostante le dichiarazioni dei vertici l’indomani dello scontro.
Le indagini hanno scandagliato ogni prova a disposizione. Sono state eseguite perizie su scatole nere, pc e telefonini. Il 25 aprile è stata anche effettuata una ricostruzione dell’incidente, con due convogli che hanno percorso il binario unico partendo da Andria e Corato, eseguendo lo stesso tragitto del giorno dell’incidente. Con questi elementi, gli inquirenti stanno per chiudere l’inchiesta, prima di procedere al processo.