Le bugie non si dicono. Il sindaco deve chiedere scusa alla città. Dopo il Consiglio comunale con una conferenza stampa denunciò comportamenti che potrebbero configurare fatti anche penalmente rilevanti come le offese e le ingiurie al presidente del Consiglio da parte di alcuni consiglieri dell’opposizione.
Da quel giorno, però, il puzzle si è via via composto e oggi sappiamo che il sindaco, forse sotto stress, ha mentito in quella conferenza stampa. Ciò si evince chiaramente dei verbali del Consiglio comunale in questione pubblicato sull’Albo Pretorio dove non c’è traccia di ingiuria e offesa. Sono stati pubblicati anche alcuni video su vari siti che confermano quanto riportato nei verbali.
Lo stesso capogruppo di ‘Noi Aversani’, dopo due giorni, ha dichiarato ai giornali che in quel Consiglio non ci furono gli eccessi verbali richiamati dal primo cittadino.
Ma ogni dubbio viene fugato dalle ultime dichiarazioni di esponenti di maggioranza che candidamente dichiarano di essersi allontanati dall’aula perché la costituzione in giudizio non poteva essere deliberato dal Consiglio.
Questa dichiarazione, unita alla forte critica nei confronti di chi avrebbe cambiato idea circa da delibera votata all’unanimità in Giunta di non costituzione in giudizio, fa capire chiaramente che l’uscita della maggioranza dal Consiglio non era legata a quanto detto in aula dall’opposizione ma a quello che il Consiglio avrebbe potuto votare. I numeri, in pratica, non c’erano per resistere contro la volontà di costituirsi parte civile nel processo ‘The Queen’.
A questo punto, è chiaro che il presidente Bisceglia ha sbagliato ad abbandonare l’aula e che il sindaco ci ha detto una bugia. Bisceglia non poteva e non doveva certamente indietreggiare o allontanarsi. Doveva semplicemente applicare e far rispettare regolamento. Aveva il diritto dovere di applicare l’articolo 13, cioè doveva richiamare ufficialmente i consiglieri irrispettosi oppure doveva sospendere il Consiglio per qualche minuto per far ritornare la calma. In questi casi si dice che ‘la toppa è peggio del buco’.
Gino Della Valle, già assessore e responsabile dell’Osservatorio Cittadino