Aversa – Con il consiglio comunale programmato per giovedì 20 luglio il mistero dei nomi che formeranno la nuova giunta sarà chiarito. Ad oggi c’è il toto assessore e, come al solito, i bene informati forniscono anticipazioni dando nomi “sicuri”.
Nel leggerli ci cadono le braccia perché, se fossero giusti, ci sarebbe poco da stare allegri per il futuro della città. Se il sindaco non ci stupirà con una giunta a sorpresa, formata da persone competenti nei settori che verranno loro affidati e senza legami con la vecchia politica, il nuovo esecutivo sarà solo una minestra riscaldata, un rimpasto ovvero la riproposizione di esponenti della politica locale che hanno già dato prova delle loro capacità di gestione della cosa pubblica, portando la città nelle condizioni in cui si trova.
Come insegna la matematica, in fatto di addizione e moltiplicazione, cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia e, purtroppo, il prodotto sarebbe il futuro di Aversa. Una città che aspetta da anni un rilancio che non può essere legato all’utopia del recupero della Maddalena o alla ristrutturazione della casa natale di Cimarosa che, secondo un inspiegabile ottimismo, dovrebbe dare impulso ad un’attività turistico-culturale, oggi inesistente.
Per cambiare Aversa occorre cambiare classe politica, sostituendo la vecchia che ha dimostrato negli anni di essere solo finalizzata ad occupare poltrone e i collegati posti di comando, indipendentemente dalla capacità di gestirli, dimenticando che amministratori, specialmente della cosa pubblica, non ci si inventa ma si diventa attraverso una scuola, una gavetta, un tirocinio che dia le basi necessarie a chi deve assumersi responsabilità che incidono sulla vita delle persone.
Non si può diventare da un giorno all’altro consigliere comunale, assessore, sindaco, deputato, senatore o presidente della Repubblica senza studiare da consigliere, da assessore, da sindaco, da deputato, da senatore, da presidente della Repubblica sarebbe come voler fare il cardiochirurgo senza prima studiare per diventare medico, specializzarsi e fare pratica sotto la guida di un esperto ben rodato. Se accadesse di sicuro l’ammalato non supererebbe l’intervento.
Aversa è l’ammalato e il suo futuro è nelle mani del sindaco che deve gestire una operazione particolarmente complessa. Forse sarebbe necessario che riflettesse sull’opportunità di favorire il commissariamento della città che, nella situazione politica in cui versa, potrebbe rappresentare il male minore. Permettendo alle forze politiche di ragionare, per qualche mese, serenamente e fare mea culpa per poi ripartire con una programmazione che non sia solo di scontro tra parti opposte, come accaduto fino ad oggi.