Un giudice spagnolo aveva annullato nel 2015 l’ordine di espulsione dell’imam di Ripoll Abdelaqui Es Satty, il capo della cellula terrorista della Rambla, ritenendo che non rappresentasse un pericolo per la sicurezza. Es Satty doveva essere espulso all’uscita dal carcere, ma il giudice accolse il suo ricorso. La polizia catalana ha trovato in un secondo covo gli scontrini dell’acquisto di 500 litri di acetone usati per preparare l’esplosivo Tapt.
In altro covo trovati scontrini acetone per bomba – In una masseria abbandonata a Riudecanyes, in provincia di Tarragona, usata come punto di appoggio dei terroristi di Ripoll, la polizia catalana ha trovato gli scontrini dell’acquisto di 500 litri di acetone usati per preparare nel covo di Alcanar l’esplosivo Tapt. Nella casa sono stati rinvenuti anche i documenti parzialmente bruciati di due componenti della cellula, ora morti, Mohamed Hichamy e Younes Abouyaaqoub.
Sulla scia della mancata espulsione dell’imam, in Spagna crescono le polemiche sugli errori dell’inchieste e sulle misure non prese per prevenire gli attentati. A puntare il dito sono i sindacati della Guardia Civil e della polizia nazionale, secondo cui le forze di sicurezza nazionali sono state tagliate fuori dall’inchiesta per dare al mondo “l’immagine di uno stato catalano autosufficiente”.
I due sindacati, Augc e Sup, citano in particolare le falle nelle indagini sull’esplosione del covo dei terroristi ad Alcanar, considerata in un primo tempo dalla polizia catalana come dovuta a fuga di gas. Gli inquirenti locali non avevano fatto ricorso alla polizia nazionale e alla Guardia Civil, con maggiore esperienza, affermano. Secondo i due sindacati, che parlano di “blocco informativo” da parte della polizia catalana – “se si fosse indagato bene su questa prima esplosione si sarebbe giunti alla conclusione che un attacco terroristico era in preparazione: questo lo sapevano anche i terroristi”, che quindi accelerarono i tempi.
I sindacati esprimono le loro perplessità anche sul fatto che la polizia catalana non sapesse che l’imam di Ripoll, poi risultato il capo della cellula, “fosse stato il discepolo di uno dei principali detenuti nell’operazione Chacal della polizia nazionale del 2007 contro il terrorismo jihadista”.
“La debolezza delle istituzioni e dei responsabili politici del nostro paese – affermano – ha fatto sì che l’esperienza e la struttura a livello nazionale presenti nella polizia zazionale e nella Guardia Civil nell’ambito della lotta antiterrorista siano state emarginate in forma dolosa dall’inchiesta con un unico obiettivo: trasmettere all’estero l’immagine di uno stato catalano autosufficiente”.
C’era anche un documento manoscritto, probabilmente realizzato dall’imam, nella casa di Alcanar. In esso i terroristi vengono definiti come “soldati dello Stato islamico nella terra di Al Andalus”. Gli investigatori hanno poi trovato biglietti aerei a nome di Es Satty per Bruxelles. Quanto agli esplosivi, c’erano 500 litri di ammoniaca, componente della Tapt, la “madre di satana” spesso usata negli attentati Isis, e “una grand e quantità di chiavi”, come dovevano essere usato come la Tapt come “mitraglia”.
I terroristi della cellula di Ripoll attendevano che l’esplosivo artigianale Tatp “asciugasse” nel covo di Alcanar per attaccare la Sagrada Familia. Lo ha detto negli interrogatori Mohamed Houli, arrestato dopo l’esplosione della base operativa dei jihadisti. Houli, che collabora ora con gli inquirenti, ha spiegato che altri membri della cellula gli avevano detto che gli esplosivi ancora non erano pronti perché dovevano asciugare.