Terremoto a Nocera Inferiore, con una nuova indagine della Procura distrettuale Antimafia che questa notte in un blitz condotto dai carabinieri del Ros, ha arrestato quattro persone con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, corruzione elettorale, estorsione e violenza privata. In tutto, sono state eseguite perquisizioni e sequestri nei confronti di almeno venti persone, tutte indagate.
In carcere sono finiti Luigi Sarno, Carlo Bianco (ex consigliere comunale con delega alla Multiservizi e candidato al consiglio comunale di quest’anno), Antonio Pignataro (storico esponente del clan omonimo degli anni 80, da tempo ai domiciliari per motivi di salute dove scontava pena per altri procedimenti) e Ciro Eboli (candidato nella lista di Pasquale D’Acunzi di quest’anno).
Le indagini sono la prosecuzione dell’inchiesta “Un’altra storia”, condotta dalla Dda con un blitz del 2016 contro i fratelli Michele e Luigi Cuomo. Questa volta però, la figura di spicco che emerge è quella di Antonio Pignataro, affiliato alla NCO di Raffaele Cutolo, transitato poi nel cartello criminale della “Nuova Famiglia” negli anni 90. Condannato alla pena detentiva per omicidio volontario aggravato, associazione a delinquere di stampo mafioso, è noto per essere stato anche condannato per l’omicidio della 12enne Simonetta Lamberti, figlia dell’allora Procuratore della Repubblica di Sala Consilina. Il delitto avvenne nel 1982 a Cava de’ Tirreni.
Nel 2015 Pignataro aveva avuto la concessione di espiare la pena ai domiciliari per gravi motivi di salute. Dalle indagini, pare che invece si fosse tuttavia nuovamente imposto come referente criminale sul territorio di Nocera. Insieme a Ciro Eboli (cognato di Luigi Cuomo e di Luigi Sarno) avrebbe rivendicato il suo carisma criminale sul territorio attraverso diversi episodi i cui riscontri sono ora nero su bianco da parte degli inquirenti. Tra gli episodi citati e ricostruiti dai carabinieri del Ros, una spedizione organizzata ad Angri per far desistere un creditore dal riscuotere del denaro che doveva essere corrisposto da un amico dello stesso Pignataro.
Non solo: Pignataro avrebbe mostrato interesse anche per le ultime elezioni a Nocera Inferiore. Insieme ad alcuni sodali, si sarebbe accordato con il consigliere Carlo Bianco (candidato nella lista dei “Riformisti”). Bianco avrebbe avuto dal “boss” la promessa di ottenere voti attraverso “la forza di intimidazione di quest’ultimo” in cambio “della erogazione della utilità, rappresentanta dal cambio di destinazione urbanistica di un fondo ubicato nelle vicinanze delle proprietà della diocesi di Nocera Inferiore, sul quale doveva essere realizzato un edificio da destinare alla mensa Caritas.
A riguardo, ci sarebbe stato l’interessamento e coinvolgimento diretto dello stesso Pignataro, di Ciro Eboli e di Antonio Cesarano (ex assessore del Comune di Nocera Inferiore). Secondo la Dda, questi ultimi tre avevano il compito di fungere da tramite tra il consigliere comunale Bianco e Pignataro (che non poteva uscire di casa, perchè ai domiciliari).
Le indagini appurarono poi che dalle sollecitazioni di Bianco, la giunta di Nocera il 16 maggio 2017 adottò l’atto di indirizzo ai funzionari comunali propedeutico alla variante al Puc, che coinvolgeva il terreno indicato e oggetto dell’interesse del gruppo. Per questo, Bianco avrebbe ottenuto la promessa di un pacchetto di 100 voti in ragione della sua candidatura nella lista “Moderati per Torquato”. Bianco, tuttavia, non sarà eletto.
Sul coinvolgimento di Luigi Sarno, invece, i Ros hanno scoperto che sempre attraverso Pignataro, il primo aveva ottenuto l’affidamento di servizi di attacchinaggio di manifesti elettorali per le elezioni dell’11 giugno di quest’anno. Sarno avrebbe minacciato il candidato a sindaco, Mario Stanzione, che aveva rifiutato l’offerta di concedere quello stesso servizio. Sempre Sarno, in accordo con amici e conoscenti, si sarebbe poi mosso per promettere e consegnare somme di denaro ad un numero di elettori in cambio del voto per un altro consigliere comunale, Nicola Maisto, eletto nella lista “Uniti per Torquato”. Ogni elettore, avrebbe dovuto registrare la sua preferenza in cabina con una fotografia delle scheda. In cambio avrebbe ottenuto 50 euro. Maisto fu eletto con 368 voti.
Nel caso di Carlo Bianco, la Procura precisa che ebbe ad adempiere alla propria prestazione promuovendo l’adozione della delibera in giunta, ma non ottenendo tuttavia la nuova elezione al consiglio comunale. Stando alle indagini, Bianco era “risentito per il tradimento subito” dal gruppo. Lui stesso avrebbe ricostruito nei particolari l’accordo criminoso, accusandoli poi di averlo tradito dopo che lui aveva mantenuto la promessa stipulata in precedenza.
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