Un assegno minimo da 600 euro ai giovani che andranno in pensione con il contributivo, anche se i premi versati non saranno sufficienti a garantirlo. E’ la proposta del governo di cui si è discusso al tavolo con i sindacati, presieduto dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Il piano propone dunque di allargare la platea di chi potrà andare in pensione con il sistema interamente contributivo a 63 anni e sette mesi con un minimo di 600 euro. E piace ai sindacti, che chiedono però di rivedere anche l’altro coefficiente che consente di andare in pensione a 63 anni e 7 mesi con un assegno pari a 2,8 la pensione sociale.
“L’ipotesi del governo della riduzione del parametro minimo dell’1,5 è certamente positiva – ha detto il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli al termine del tavolo – ma se vogliamo implementare la flessibilità in uscita dobbiamo lavorare anche sui parametri per andare in pensione prima. Ridurre anche quello del 2,8 significa ripristinare flessibilità al sistema, altrimenti di fa una cosa incompleta. Il coefficiente di 2,8 vuol dire mandare in pensione solo chi ha un assegno di 1.400 euro cui arriverebbero in pochissimi”.
I sindacati chiedono che si arrivi a un coefficiente intorno a 2-2,2 per consentire di accedere alla pensione anche chi avrebbe un assegno di circa 1.200 euro.