Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, interviene sul caso che riguarda il carcere minorile di Airola, in provincia di Benevento, al cui interno i giovani detenuti hanno scattato selfie, poi pubblicati liberamente sui social network e anche in un profilo Facebook creato ad hoc.
“A seguito delle rilevanti criticità insorte presso l’Istituto penitenziario minorile di Airola – si legge in una nota del ministero – ha manifestato la sua preoccupazione e sollecitato il competente dipartimento a intervenire. Il dipartimento della giustizia minorile e di comunità ha pertanto provveduto a revocare l’incarico all’attuale direttore facente funzioni della struttura. In sostituzione di quest’ultimo è stato incaricato in via temporanea urgente Gianluca Guida, già direttore dell’Istituto minorile di Nisida, che ha dunque assunto l’interim presso l’istituto beneventano”.
Secondo quanto si è appreso, i baby detenuti nascondevano gli smartphone in bagno e persino le sim del telefono in bocca. Si scattavano foto dalla cella e inviavano messaggi ad amici, parenti, fidanzatine e affiliati. Non solo. Postavano anche su Facebook selfie da dietro le sbarre e dalle loro celle: un filo di comunicazione diretto, senza filtri, con l’esterno, con la famiglia ma anche con quella criminalità che ha portato gli adolescenti a passare le loro giornate in prigione.
A denunciare i post “live da Airola” è stato il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria. Quegli scatti sui social, afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe, “rappresentano uno sfregio all’istituzione penitenziaria”. Il carcere, denuncia inoltre il Sappe, “è completamente fuori dal controllo dell’impiegato civile che svolge funzioni di direttore. Com’è possibile che nessuno, ai vertici regionali e nazionali dell’Amministrazione della Giustizia Minorile, abbia ancora ancora preso provvedimenti per avvicendare l’attuale direttore facenti funzioni della struttura, che non ha affatto il controllo della situazione?”.
A suscitare particolare effetto, sarebbero stati i commenti alle foto postate dai detenuti tutti minorenni. Tra complimenti e gli apprezzamenti, anche da parte di ragazze, spiccano frasi in dialetto del tipo: “Sei la mia vita”, “Amore di mamma, ti amo”. Nei post oltre ad emoticon di baci e abbracci spuntano anche pistole puntate contro agenti di polizia.
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