Terremoto a Ischia, Mattarella nell’isola verde: “Siamo qui per aiutarvi”

di Redazione

“Presidente non siamo un popolo di abusivi”. Il capo dello Stato è giunto da poco sull’isola di Ischia a bordo di un elicottero. Alle 16.30 è iniziata la sua visita alle zone colpite dal sisma 8 giorni fa. Viene accolto dalle autorità: i sindaci, il governatore, Vincenzo De Luca, il prefetto di Napoli, Carmela Pagano. Va a Casamicciola, la prima tappa: qui ci sono stati i danni maggiori e qui si è dovuto fare la tragica conta delle vittime.

Tanti cittadini applaudono, mentre il presidente raggiunge piazza Maio, il cuore della “zona rossa” di Casamicciola. Qualcuno chiede, appunto, che non si dica di loro che sono avvezzi all’abusivismo. Altri chiedono venga posta attenzione sul problema della casa. “Siamo qui per aiutarvi” dice loro il capo dello Stato. “Presidente ci serve una casa” dicono alcuni residenti. “La casa? E’ una nostra priorità” replica il presidente, “State tranquilli – continua – credete e abbiate fiducia nelle istituzioni. Non vi abbandoneranno”.

Si sofferma poi a parlare con il vescovo, Pietro Lagnese, e con Antonio Cutaneo, il marito di Lina Balestrieri, una delle due vittime del sisma.  Incontra Pasquale, il bambino di 7 mesi recuperato dalle macerie insieme ai suoi fratellini Ciro e Mattias, e i suoi genitori. Poi, si reca a Lacco Ameno e a Ischia Ponte.

La maggior parte delle abitazioni che ha subito i danni più gravi a Ischia, nella zona di Casamicciola in seguito al terremoto, erano di buona fattura, in mattoni, pietra o tufo ma non avevano protezioni antisismiche. E’ quanto emerge dal rilievo macrosismico condotto dal 23 agosto dalle squadre del gruppo operativo Quest (QUick Earthquake Survey Team) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), insieme con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile (Enea).

Nella parte collinare di Casamicciola le case sono state costruite sulle creste di piccole vallette o terrazzi, spiega l’Ingv in una nota. “Qui il danno si presenta localmente molto grave”. Sebbene la maggioranza delle abitazioni fosse di tipo B, cioè edifici di buona fattura in mattoni o blocchetti di tufo o pietra squadrata secondo la classificazione della scala Ems, “non erano presenti tiranti e catene o altri elementi vincolanti”.

Il tirante è “un presidio antisismico molto antico, presente anche in molte case dell’Appennino. Si tratta di presidi antisismici semplici e la loro assenza può essere uno dei motivi, anche se non l’unico, dei danni subiti dalle abitazioni. Si tratta di un elemento in più, che avrebbe aiutato” commenta Andrea Tertulliani, sismologo dell’Ingv. Poche invece le case di tipo A (edifici in pietra non lavorata, muratura a sacco con malte scadenti a volte assenti, in generale le piu’ vulnerabili) e di tipo C (generalmente in cemento armato o in muratura cordolata).

I danni osservati, aggiunge l’Ingv, “sono pochi crolli totali, molti danni come lesioni a croce, perdita di verticalità e ribaltamento di pareti, espulsione di spigoli, qualche crollo parziale. Gli edifici in cemento armato hanno subito in rari casi danni, come lievi lesioni alle tamponature”.

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