Sono 5.444 i professori e i ricercatori universitari che per protestare contro il blocco degli scatti salariali (in vigore da 5 anni) hanno deciso di far saltare il primo appello post-vacanze estive. Quella dei docenti universitari è l’unica categoria pubblica per la quale è ancora in vigore il blocco degli stipendi previsto dal governo Berlusconi negli anni 2011-2014. Ma le università corrono ai ripari e si organizzano per non avere ripercussioni.
I docenti universitari non hanno un sindacato, lo “sciopero” di 24 ore è nato sul web con la fondazione de “Il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria”. Un comitato che nel corso delle settimane è cresciuto e ha raccolto centinaia di adesioni. Soprattutto dalla Lombardia. Non tutti i docenti hanno aderito ma non è escluso che allo sciopero partecipino anche altri colleghi.
I prof lamentano il mancato adeguamento degli stipendi. In pratica per cinque anni i loro compensi sono rimasti fermi al palo ma, mentre per altre categorie pubbliche (come i poliziotti) hanno ottenuto il riadeguamento degli stipendi (senza arretrati), per loro quei cinque anni senza aumenti sono rimasti un buco nero.
Da qui la scelta di far sentire la propria voce con una protesta, quella del blocco degli appelli, che non si vedeva da 40 anni. Sarà però una protesta soft, visto che negli atenei dove non sono previste altre chiamate non ci sarà sciopero. Le stesse università si stanno organizzando mettendo anche mano al calendario per permettere agli studenti di non avere problemi.
La protesta dei professori, però, non si ferma qui. Sul tavolo ci sono altre forme di agitazione alternative come le prove in corridoio e fuori dalle aule.