Noemi, il fidanzato-assassino saluta e sorride: rischia il linciaggio

di Gabriella Ronza

Un sorriso vittorioso e uno sguardo beffardo mentre i carabinieri lo portano via. E’ questo ciò che resta dell’omicidio di Noemi Durini o, per meglio dire, questo è ciò che resta, nell’immaginario di tutti, del suo fidanzato nonché baby assassino, reo confesso, di soli diciassette anni.

All’uscita dalla caserma di Specchia, dopo aver confessato l’omicidio della sedicenne, il 17enne pugliese si è mostrato in questi atteggiamenti, alzando perfino la mano per salutare una folla, rabbiosa e addolorata, tentata al linciaggio. In seguito, è stato fatto salire su un’autopattuglia e poi accompagnato in una struttura protetta. Ora è tenuto sotto controllo perché mostrerebbe segni di evidente depressione. “Ho sbagliato, – ha dichiarato durante l’interrogatorio – potevo uccidermi io e avrei evitato questo casino”.

La ragazzina è stata trovata mercoledì, dieci giorni dopo la sua scomparsa, sepolta sotto un mucchio di sassi nelle campagne di Castrignano del Capo: è stato il giovane ad indicare ai carabinieri il luogo dove l’aveva abbandonata. “Ci ha accompagnato sul luogo del delitto — dice Giuseppe Borrello, maresciallo capo della stazione di Specchia — poi è crollato. Prima era concentrato solo su come depistare le indagini”.

Il caso, tuttavia, non sembrerebbe risolto. Nella sua confessione ci sono molti aspetti da chiarire viste le diverse versioni fornite. In effetti, dapprima ha detto di averla uccisa a sassate e poi di aver usato un coltello. La verità arriverà dall’autopsia. Ai magistrati il 17enne ha riferito che “era innamoratissimo di lei”, ma che l’ha ammazzata “perché premeva di mettere in atto l’uccisione di tutta la mia famiglia”. Ha spiegato che alle 5 del mattino del 3 settembre Noemi è uscita di casa con un coltello (che i carabinieri non hanno mai trovato) a dimostrazione della determinazione a eliminare la sua famiglia perché rappresentava un ostacolo a quell’amore.

Ai genitori il 17enne ha lasciato un biglietto: “Quello che ho fatto è stato per l’amore che provo per voi. Noemi voleva che io vi uccidessi per potere avermi con sé. Sono un fallito e mi faccio schifo”. Il padre del ragazzo ha negato un suo coinvolgimento nel delitto: “Non sapevo nulla e mai avrei aiutato mio figlio a commettere un simile gesto”. La madre, invece, ha raccontato degli episodi di gelosia di Noemi verso il figlio: “Non poteva guardare altre ragazze, una volta è tornato a casa tutto graffiato”.

L’opinione pubblica, non credendo alla storia del coltello, non riesce a giustificare il gesto neanche considerando la presunta gelosia morbosa della ragazza. Il caso è saltato anche all’attenzione della politica per l’inquietante protagonismo di due minnorenni. Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha reagito sui social con parole durissime: “L’assassino di Noemi saluta e ride? Spero che in carcere gli facciano passare la voglia”. “I diciassettenni di oggi – aveva detto anche in un’intervista radiofonica – sono diversi da quelli del passato, sono molto più violenti: dobbiamo togliere le attenuanti generiche ai minori che compiono crimini del genere. Queste belve devono essere giudicate come gli adulti”.

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