Il parassita che ha causato la malaria alla bimba trentina di 4 anni morta a Brescia, dopo il ricovero a Trento, è lo stesso che aveva fatto ammalare i due bambini di ritorno dal Burkina Faso che erano in pediatria a Trento negli stessi giorni della piccola. A dirlo è Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di pediatria dell’ospedale di Trento.
Resta da capire, spiega il vicepresidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali Massimo Galli, a quale ceppo appartenga il parassita: “Se dalle analisi in corso emergesse che il ceppo o variante di Plasmodium Falciparum che ha provocato la malaria nei due bambini ricoverati a Trento e nella piccola Sofia fosse lo stesso, allora il contagio della bambina sarebbe sicuramente avvenuto in ospedale ma resterebbe da capire in che modo. Se il ceppo risultasse invece differente, allora il contagio sarebbe avvenuto in un contesto diverso”.
Sulla vicenda la Procura di Trento ha aperto d’ufficio un’inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. Si punta ad accertare se siano stati seguiti i protocolli prescritti. “Abbiamo rivisto tutto ciò che è stato fatto: dagli aghi monouso ai telini per i prelievi. Scambi di sangue non sono avvenuti. Siamo a disposizione sia della magistratura che degli esperti che vorranno venire da Roma”, spiega Di Palma. Qualche informazione in più dovrebbe arrivare dai risultati dell’autopsia sul corpo della bambina, che verrà eseguita a Brescia, all’istituto di medicina legale degli Spedali civili.
Tra le tappe del percorso clinico della bimba riviste ci sono sia quelle del ricovero per diabete, dal 16 al 21 agosto, sia la diagnosi per faringite, il 31 agosto, che la scoperta della malaria, il 2 settembre. “La mamma della bimba – racconta Di Palma – era in costante contatto telefonico anche dopo il ricovero col medico che qui la curava per stabilizzare la glicemia. Aveva chiamato il 30 agosto, perché la bambina aveva la febbre, anche se non alta, e il 31 il medico l’aveva fatta venire in ospedale, perché aveva ancora febbre e aveva vomitato. La faringite era evidente. Con la mamma inoltre avevano concordato di non fare esami ulteriori, perché la bambina aveva molta paura degli aghi e l’avrebbero agitata molto, era difficile con lei usarli”. “Comunque era in ottime condizioni generali – ha aggiunto Di Palma – rideva e scherzava col medico che la chiamava principessa, protestando perché non voleva essere chiamata così. Il giorno dopo era senza febbre”. La febbre era diventata alta invece sabato mattina, “appariva sonnolenta e stanca e il medico l’aveva invitata a portarla in pronto soccorso – prosegue Di Palma -. Era arrivata alle 9 e alle 10.30-11 c’era la diagnosi di malaria.