Roma – Estorsione, tentato omicidio, spaccio di droga: il vero volto delle occupazioni abusive al Tufello. Nelle prime ore della mattinata, gli agenti del commissariato Fidene Serpentara, unitamente al personale della polizia locale Gruppo Nomentano, hanno dato esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare, delle quali 3 in carcere e 3 agli arresti domiciliari, emesse dal gip del tribunale di Roma, su richiesta del pm Laura Condemi, nei confronti di altrettante persone, per rispondere dei reati di tentato omicidio, porto e detenzione di armi da sparo, estorsione, nonché acquisto ai fini di cessione a terzi di sostanze stupefacenti, quali cocaina ed eroina.
I fatti hanno origine da un tentato omicidio, avvenuto il 18 febbraio scorso a Roma lungo la via Nomentana, scaturito da una lite per la contesa di un appartamento di edilizia residenziale pubblica di proprietà dell’Ater, tra gli assegnatari legittimi e gli occupanti abusivi. In particolare gli indagati, approfittando della temporanea assenza dei legittimi assegnatari, occupavano gli immobili dell’Ater in via Giovanni Conti, nel quartiere Tufello.
Con brutali minacce e violenza impedivano l’ingresso ai legittimi assegnatari, fino all’utilizzo delle armi da fuoco, come successo nell’episodio culminato con il tentato omicidio di un uomo, aggravato dalla presenza di due bambini all’interno dell’autovettura centrata dai colpi sparati dagli aggressori.
L’indagine ha consentito di ricostruire la forza intimidatoria di un gruppo criminale, organizzato quale vero e proprio clan familiare che, oltre a gestire il racket delle occupazioni abusive era dedito alla commissione di un variegato numero di reati, tra i quali estorsioni e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Il lungo e complesso lavoro ha consentito di individuare, all’interno del gruppo familiare guidato da Gianluca D’Ascenzo, ben noto agli investigatori e già condannato per omicidio doloso, oltre che per rapina e violazione della normativa sugli stupefacenti, i vari compiti svolti da ognuno dei responsabili.
Le conversazioni intercettate hanno fornito piena prova di quanto appena affermato. Sono in corso approfondimenti investigativi per valutare la posizione di altre persone che in vario modo fiancheggiavano e sostenevano le attività illecite del clan.