Vittoria, infermiere “spie” di agenzie funebri: arrestate

di Redazione

Vittoria (Ragusa) – Avrebbero informato alcune agenzie di pompe funebri dell’imminente decesso di alcuni pazienti per consentire loro di accaparrarsi i servizi funerari. Con questa accusa due infermiere, di 51 e 52 anni, dell’ospedale di Vittoria sono state arrestate dalla polizia e poste ai domiciliari; i reati ipotizzati sono rivelazione di segreti d’ufficio, peculato ed esercizio abusivo della professione di medico.

Le due infermiere arrestate sono in servizio una nel reparto di Ortopedia e l’altra presso il servizio di Farmacia territoriale dell’Asp Ragusa. Secondo l’accusa farebbero parte di un’organizzazione finalizzata alla monopolizzazione dei servizi funerari nella città di Vittoria.

Una delle due avrebbe informato due referenti di agenzie funebri, che risultano indagati, del grave stato di salute dei degenti ricoverati. Nell’inchiesta della procura di Ragusa è finito anche un medico. E’ emerso un quadro inquietante. Una serie innumerevole e quotidiana di prestazioni infermieristiche domiciliari extra ospedaliere a pagamento effettuate dalle indagate, il tutto utilizzando medicinali di proprietà dell’ospedale.

Prestazioni domiciliari retribuite in nero a seconda della tipologia del servizio (3 euro un’iniezione intramuscolo, 15 per una flebo). Le prestazioni domiciliari nascevano quasi tutte dalle informazioni che la Vietti possedeva in quanto infermiera presso l’ospedale e quindi a conoscenza dei degenti in dimissione. L’utilizzazione costante di presidi sanitari e prodotti farmaceutici trafugati dalle arrestate dagli armadi del nosocomio e dai reparti in genere. Abuso di esercizio della professione medica da parte delle due arrestate.

Una volta che la paziente entrava in ospedale non la “mollavano” più, difatti li seguivano a casa con assistenza in nero e prestazioni effettuate con medicinali e presidi di proprietà dello Stato. Si è scoperto, inoltre, che i farmaci venivano tenuti in deposito presso un’agenzia di onoranze funebri, utilizzata dalle due arrestate proprio a questo scopo.

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