Aversa – Ha fatto bene o ha sbagliato il tribunale del riesame ad annullare l’ordinanza di carcerazione nei confronti del primo cittadino normanno, Enrico De Cristofaro, permettendogli di ritornare un uomo libero dopo 17 giorni di carcere? Questa la domanda alla quale sono chiamati a dare una risposta i magistrati della Cassazione il prossimo 21 settembre.
I giudici della suprema corte dovranno decidere se accogliere o meno il ricorso dei pubblici ministeri della Dda napoletana che hanno, appunto, proposto appello contro la decisione del riesame che, a fine marzo scorso, aveva revocato l’ordinanza di carcerazione nei confronti del sindaco di Aversa a seguito dell’arresto nell’ambito dell’inchiesta ‘The Queen’, con il coinvolgimento di politici, tecnici e imprenditori per una serie di presunti reati dalla corruzione alla turbativa d’asta.
A De Cristofaro, allora non ancora sindaco, ma in qualità di presidente dell’ordine provinciale degli architetti di Caserta, in particolare, sono stati contestati alcuni episodi relativi ai lavori di ristrutturazione dell’ex carcere mandamentale che doveva essere trasformato in casa dello studente dopo essere stato ceduto all’Adisu in comodato d’uso per trent’anni.
Così come è sempre stato sin dall’inizio di questa vicenda, nel marzo scorso, ad oggi il primo cittadino non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda. Anzi, per diverso tempo, sia dopo essere stato scarcerato che dopo essere stato reintegrato nelle funzioni di sindaco dal prefetto di Caserta che lo aveva sospeso al momento dell’arresto, De Cristofaro era addirittura rimasto in totale silenzio stampa.
Una sola eccezione, per commentare, in pieno agosto, l’annunzio dato dal senatore Pd Franco Mirabelli, che il sindaco aversano sarebbe stato convocato in commissione parlamentare antimafia per spiegare i motivi che avevano portato la giunta a decidere, con tanto di delibera (quasi certamente unico caso in Italia), a non costituire il comune di Aversa parte civile nel procedimento che lo vede direttamente implicato. Scelta che da molti è stata ritenuta se non giuridicamente, almeno politicamente, sbagliata.
La decisione dei giudici di Cassazione dovrebbe essere resa nota nella serata del 21 settembre, mentre per le motivazioni, in genere, l’attesa di aggira sui trenta giorni. Nel caso in cui dovesse esserci una rimessione degli atti al tribunale partenopeo per un nuovo riesame, la nuova udienza, fissata entro quindici giorni, potrebbe sia confermare la precedente che ribaltarla.