M5S, Di Maio: “Sarò candidato premier se gli iscritti lo vorranno”

di Redazione

“Se i nostri iscritti vorranno individuare me come candidato premier ci sarò”. Così Luigi Di Maio, intervistato su Radio Capital, ha parlato del futuro politico suo e del Movimento Cinque Stelle. “L’ossessione di Renzi per il M5s? Io preferisco parlare di temi. Non credo che i cittadini vittime della buona scuola o del jobs act pensino che il problema siano i 5 Stelle”, ha aggiunto.

Il vicepresidente della Camera, riguardo un suo possibile ruolo da candidato premier, ha spiegato che “ovviamente nelle prossime settimane faremo le votazioni, poi tra il 22 e il 24 settembre proclameremo il nome. Non sarà un’incoronazione. Dal giorno dopo si parla di programma”. Ma sui ministri non si sbilancia: “Ne parleremo dopo il 25 settembre, farlo prima significherebbe fare il fantacalcio”.

Di Maio ha ribadito che l’obiettivo del Movimento Cinque Stelle è ottenere il 40% dei voti, ovvero la maggioranza per governare senza alleanze: “Nel 2013 nessuno ci credeva e siamo arrivati ad essere il primo partito ed anche sul risultato del referendum, che non mi voglio intestare, nessuno si aspettava che finisse addirittura a 60 a 40%”. E sulla presunta vicinanza con la Lega Nord di Matteo Salvini precisa: “Io non ho nessuna affinità con chi dice di dare fuoco sotto il Vesuvio. Se arriviamo primi alle elezioni ci presentiamo alle Camere e chiediamo di darci la possibilità di governare, votando sulle leggi. Nessuno si aspetti poltrone in cambio”.

Interpellato sulle elezioni regionali in Sicilia, Di Maio ha detto che “più che un test nazionale, il voto del 5 novembre lo vedo come un referendum: si può votare contro chi ha usato la Sicilia come un bancomat o votare per noi”. Inoltre la tornata elettorale sarà “un segnale utile. Anche nel 2012 dopo il successo in Sicilia siamo diventati la prima forza politica a livello nazionale”.

Il vicepresidente della Camera ha parlato anche del tema dell’immigrazione: “Sono contento che sul tema delle Ong Minniti abbia seguito quello che noi proponevamo, dispiace solo non si sia dato seguito alla legge Bonafede per mettere su quelle imbarcazioni la polizia giudiziaria”. E alla domanda se l’attuale ministro dell’Interno potrebbe essere un buon nome anche per un governo pentastellato risponde: “A parte che ha fatto più di due mandati, poi sul tema dell’immigrazione credo che l’Italia non si sia fatta rispettare sui tavoli europei”.

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