La Corte d’Appello di Milano ha assolto Filippo Penati, ex presidente della provincia di Milano ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, dalle accuse di corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto ‘sistema Sesto’. I giudici hanno confermato la sentenza di primo grado del 10 dicembre 2015. La sentenza è stata accolta in aula da un applauso da parte degli imputati presenti, tra cui l’architetto Renato Sarno, Antonino Princiotta e l’imprenditore Piero Di Caterina.
Con Penati – che all’epoca era anche il braccio destro del segretario Pd Pierluigi Bersani, sono stati assolti in secondo grado anche tutti gli altri imputati, l’architetto Renato Sarno, Bruno Binasco e la società Codelfa. Tutti erano già stati assolti in primo grado. Per Penati in primo grado la procura aveva chiesto quattro anni di pena, ma i giudici l’avevano assolto perché “il fatto non sussiste”.
“Sono molto felice, la sentenza che mi ha scagionato completamente è molto chiara – così Penati commenta a caldo la sentenza di assoluzione – sono sempre stato convinto della mia innocenza e che non ci fosse una possibilità diversa dall’assoluzione”. Quanto alla possibilità di ritornare in politica, Penati dice: “Ho intenzione di riprendere la mia vita che in realtà ho già ripreso dopo la sentenza di primo grado. Sono diventato nonno e per il resto non si sa mai …”. Sull’esistenza del ‘Sistema Sesto’, Penati sostiene: “Se è mai esistito, è stato successivo alle mie amministrazioni: io non ne sono mai stato partecipe”.
A ricorrere contro l’assoluzione di Penati e degli altri imputati era stata la procura di Monza coi pm Franca Macchia e Walter Mapelli. Il pg di Milano Lucilla Tontodonati aveva chiesto di rinnovare il dibattimento o, in subordine, di condannare Penati a 3 anni di carcere. La sua prima richiesta era di riaprire il dibattimento chiamando una decina di testimoni, tra i quali il ‘grande accusatore’, l’imprenditore Piero Di Caterina.
Oltre che per Penati, il pg aveva chiesto altre 9 condanne e, in particolare, 2 anni e 6 mesi per Di Caterina e 2 anni e 9 mesi per l’architetto Renato Sarno e per l’ex manager Bruno Binasco. I giudici di primo grado, nel decidere le assoluzioni, avevano parlato di “indagini patrimoniali superficiali” e sulla presunta tangente incassata da Penati per l’affare legato all’acquisto di quote della società Milano – Serravalle avevano sostenuto che non vi fosse “alcuna prova orale o documentale che dimostrasse la fondatezza della tesi accusatoria”.
Penati è stato assolto anche per il capitolo ‘Fare Metropoli’, l’associazione culturale che, secondo la procura, sarebbe servita a raccogliere denaro da imprenditori e banche per la politica. Finanziamento che già in primo grado era stato considerato “legittimo”. Parte delle accuse all’ex politico si erano prescritte. Tra queste l’ipotesi di concussione. Le motivazioni dell’appello arriveranno tra 90 giorni.