Terrorismo, indagini su moschea San Marcellino. Il vescovo Spinillo: “Imam sempre apparso moderato”

di Nicola Rosselli

Il vescovo della diocesi di Aversa Angelo Spinillo, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, è da sempre in prima linea per favorire l’integrazione e per l’accoglienza. Più volte ha avuto occasione, nella sua attività, di incrociarsi con l’imam di San Marcellino che, almeno stando alle notizie trapelate su alcuni organi di stampa, sarebbe finito nel mirino dei servizi segreti nell’ambito di indagini antiterrorismo. Al vescovo abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione nell’Agro Aversano.

L’imam di San Marcellino, in questi giorni, è, più o meno velatamente, accusato di avere rapporti con i reclutatori Isis. Lei lo conosce bene? Qual è la sua posizione? “Non conosco a fondo la vicenda nella quale si ipotizza possa essere implicato l’imam di San Marcellino, per cui, da questo punto di vista non mi pronuncio. Ho conosciuto l’Imam di San Marcellino in diverse manifestazioni, soprattutto a livello scolastico, a favore della legalità e dell’integrazione. Mi è sempre sembrato come una persona che non va mai sopra le righe e che crede in ciò che predica, mai mi ha fatto ipotizzare che potesse praticare in maniera diversa da quanto andava affermando”.

Condivide la solidarietà a Nasser espressa da più parti?

“Per quanto riguarda la solidarietà espressa, credo che bisognerebbe conoscere meglio la persona. I miei rapporti sono stati limitati a convegni e a riunioni, ma, mai, ripeto, mi ha indotto a pensare che potesse operare in maniera diversa da quanto andava affermando”.

Quali sono i rapporti nella diocesi di Aversa con la comunità musulmana? Esiste dialogo?

“La Chiesa locale ha un rapporto ottimo con la comunità musulmana. Molti di loro lavorano con noi gomito a gomito nell’accoglienza. Basti pensare alla Caritas, dove alcuni musulmani ci danno una mano e dove accogliamo, senza alcuna distinzione persone di qualsiasi religione”.

Come pensa debba avvenire l’integrazione?

“Spesso, come in questo caso, la realtà e anticipa supera la teoria. L’integrazione nell’Agro Aversano è nei fatti. Basta girarsi intorno e vedere come spesso abbiamo donne musulmane che camminano per strada senza che nessuno ci faccia caso o le molesti, segno che è diventato naturale vederle, senza che ci siano reazioni, positive o negative e questo significa che l’integrazione è nei fatti. Bambini musulmani frequentano le nostre scuole, siamo, oramai, arrivati anche alle seconde e terze generazioni, con ragazzi nati in Italia, che nemmeno conoscono il paese di origine dei genitori, e non vi sono difficoltà di sorta. Poi, ripeto, ci sono diversi musulmani che collaborano con i cattolici nel portare aiuti ai più bisognosi. Non credo vi sia un problema di integrazione, anzi, possiamo dire che questa avviene naturalmente, senza artifizi”.

Come valuta la presenza di una moschea, forse sarebbe meglio dire di un punto di preghiera, proprio ad Aversa, in via Isonzo?

“Bisogna riconoscere che i musulmani, più degli altri, sentono il bisogno di riunirsi in preghiera e non hanno alcun problema o remora a farlo in pubblico. Spesso non bisogna parlare nemmeno di moschea in senso stretto, vi sono luoghi di incontro, luoghi di cultura che diventano luoghi di preghiera anche grazie all’intraprendenza dell’imam di turno. I musulmani hanno una completa indipendenza, non hanno una rete. Ogni imam è libero di attivarsi come meglio crede senza doversi rapportare ad una rete”.

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