Il gruppo Dema, nella giornata del 21 ottobre, ha tenuto un sit in per dire “no” al Rosatellum, ritenendola “una legge truffa incostituzionale”. L’appuntamento davanti alla Prefettura di Napoli.
“Il Parlamento – hanno affermato dal movimento vicino al sindaco Luigi de Magistris – è in procinto di varare l’ennesima legge elettorale delle nomine che non rispetta la Costituzione: il Rosatellum, pallida copia dell’Italicum e del Porcellum. A meno di un anno dal voto legislativo, ecco una legge elettorale che, senza alcun controllo popolare, fa scegliere alle segreterie dei partiti almeno due terzi dei parlamentari. Si tratta di un attacco alla democrazia, ai movimenti autonomi, ai comitati e alle associazioni, al diritto dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti territoriali, ma anche alle raccomandazioni sulla democrazia interna dei partiti, non ultime quelle contenute nel decreto legge 149/2013, che qui sono ampiamente contraddette”.
“Il Rosatellum – continuano – è una legge che quasi sicuramente verrà dichiarata incostituzionale. Gli italiani che il 4 dicembre hanno respinto la riforma costituzionale proposta dal governo Renzi hanno dato un messaggio chiaro: la sovranità popolare è il principio cardine del nostro vivere civile, è il fondamento della nostra comunità nazionale. Minare questo principio è contribuire in maniera determinante alla sfiducia nelle istituzioni. Ma Renzi, Berlusconi, Salvini e Alfano hanno manifestato un assoluto disprezzo per i cittadini. Per questo è giunto il momento di una grande mobilitazione popolare, con presidi da tenersi in tutto il Paese davanti alle Prefetture, per la tutela della democrazia e per esigere una legge elettorale giusta, che permetta agli italiani di votare esprimendo le loro preferenze”.
DemA-Democrazia e Autonomia invita cittadini, associazioni, comitati e attivisti alla mobilitazione “perché – sostengono – la legge elettorale in arrivo garantisce alle segreterie di partito il controllo assoluto dei rappresentanti del popolo, blindando le candidature e ricattando gli eletti per assicurarsi il consenso. Il territorio nazionale verrà diviso in collegi uninominali e plurinominali così che i Parlamentari siano scelti dai partiti in maniera matematica”.
I numeri snocciolati da DemA fanno paura: i 630 seggi della Camera sarebbero divisi tra 232 eletti in collegi uninominali (dove ci sarà un solo candidato per coalizione ed il più votato sarà eletto), 386 eletti in collegi plurinominali (da definirsi in seguito con legge delega) e 12 eletti nella circoscrizione Estero. Secondo le prescrizioni del Rosatellum, ogni collegio plurinominale (circa 65) non potrà eleggere più di 7-8 deputati (considerando i collegi che accorpino le aree regionali più popolose).
“Questo significa – spiegano – automaticamente la cooptazione dei futuri eletti da parte delle segreterie di partito. I listini, infatti, sono corti e assolutamente bloccati. In questo modo il Partito Democratico truffa la Consulta, che aveva proibito i listini bloccati nei collegi più grandi, riconoscendo al contrario la necessità delle preferenze. Gli eletti del Pd, per nulla rispettosi della Corte, hanno ristretto la dimensione dei collegi così da poter scegliere nelle segreterie i futuri eletti, privando i cittadini della possibilità di esprimere le preferenze. Un trucco auto-conservativo in attesa dell’ennesima pronuncia di incostituzionalità. Per garantire le elezioni dei capibastone si sono assicurati la possibilità delle pluricandidature, grazie alle quali un candidato potrà presentarsi contemporaneamente sia in un collegio uninominale sia in collegi plurinominali (fino a tre). Al Senato la storia si ripete: 102 collegi uninominali e 207 plurinominali, 6 alla circoscrizione estero. Ipotizzando che in un collegio un candidato prenda anche un solo voto più degli avversari, il seggio verrebbe assegnato a lui: in un’ottica iper-maggioritaria da sistema anglosassone, che mal si concilia con il nostro Paese”.
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