Gli studenti minori vanno consegnati ai genitori al termine delle lezioni, anche alle scuole medie. E non possono allontanarsi dall’istituto da soli perché la scuola ha il dovere di provvedere alla loro sorveglianza per tutto il tempo in cui i ragazzi sono stati affidati alla sua custodia. “E’ la legge”, afferma il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
“Credo – continua il titolare all’Educazione – che anche i genitori devono esserne consapevoli. Le scelte dei presidi sono collegate a leggi dello Stato italiano. Per cambiarle serve un’iniziativa parlamentare”. E’ questa la sua posizione in merito al dibattito relativo all’obbligo di vigilanza sui minori all’uscita da scuola, tornato d’attualità anche dopo una recente ordinanza della Cassazione.
La Suprema Corte ha stabilito infatti che il coinvolgimento di un minore in un incidente fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola. Nel caso specifico, un bambino di 11 anni era stato investito dall’autobus di linea sulla strada pubblica all’uscita di scuola. La Cassazione ha affermato che l’obbligo di vigilanza in capo all’amministrazione scolastica è legato a una precisa disposizione del Regolamento d’istituto, ma il ministero dell’Istruzione precisa che la responsabilità della scuola sussiste non solo se il regolamento di istituto impone al personale scolastico compiti di vigilanza.
“In realtà – riferisce una nota di Viale Trastevere – la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell’affidamento del minore alla vigilanza della scuola. La Cassazione civile ha infatti più volte affermato il principio secondo cui l’istituto scolastico ha il dovere di provvedere alla sorveglianza delle allieve e degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati e quindi fino al momento del subentro, almeno potenziale, della vigilanza dei genitori o di chi per loro. Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure in caso di disposizioni impartite dai genitori di lasciare il minore senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo”. Le finalità di questo obbligo di vigilanza “sono duplici: impedire che il minore compia atti illeciti e salvaguardarne l’incolumità”.
“Le scelte e le decisioni dei presidi, in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni – dice ancora la Fedeli – sono conformi al quadro normativo attuale, come interpretato e applicato dalla giurisprudenza. È una questione di assunzione di responsabilità nell’attuazione di norme che regolano la vita nel nostro Paese, pensate per la tutela più efficace delle nostre e dei nostri giovani”.
“Le leggi e le pronunce giurisprudenziali, come quella della Cassazione, vanno rispettate – aggiunge il ministro – e se si vuole innovare l’ordinamento su questo tema occorre farlo in Parlamento, introducendo una norma di legge che, a certe condizioni, dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità giuridica, anche penale, dirigenti e personale scolastico al termine dell’orario di lezione”.
Comunque, il ministero non prenderà una posizione univoca su questa questione con qualche circolare perché “non ha questa funzione né questa responsabilità. Stiamo parlando di leggi a tutela dell’incolumità e delle responsabilità legate ai minori”. Quanto alla tesi di chi sostiene che in questo modo non si facilita l’autonomia dei ragazzi, Valeria Fedeli è convinta che “si puo’ far sperimentare autonomia ai ragazzi non soltanto nel rapporto casa-scuola, scuola-casa”. E poi ci sono sempre i nonni: “E’ un grande piacere per i nonni andare a prendere i nipotini. La considero una cosa fantastica. Potessi farlo!”.
A fronte delle polemiche, Matteo Renzi annuncia un intervento del Pd per cambiare le regole sulla custodia dei ragazzi alle scuole medie. “Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile scuola del partito, di cambiare la legge e di presentare un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità”, scrive l’ex premier su Facebook. Non bisogna, secondo il segretario Pd, “costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”, né scaricare “tutte le responsabilità sui professori”. E, precisa Renzi, “la buona scuola non c’entra niente, a dispetto delle bufale diffuse ad arte”. Basta entrare in una chat di genitori e ragazzi, continua, “per capire che l’Italia discute di altro, mentre il mondo politico parla di legge elettorale, Banca d’Italia, polemiche”.
Renzi poi racconta la sua esperienza personale dicendo: “Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c’entra, il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo”.