Sono ore febbrili queste in vista della seduta del Parlament catalano di domani, martedì 10 ottobre. L’assemblea infatti dichiarerà l’indipendenza. E’ quanto sostengono i rappresentanti del Parlamento guidati dal presidente Jordi Sanchez e quanto conferma a Bbc la coordinatrice generale del Partito democratico europeo catalano (PDeCAT), Marta Pascal.
La compagna di partito di Puigdemont sostiene che il presidente della Generalitat confermerà la validità del referendum dell’1 ottobre, dichiarato illegale da Madrid. Il 10 ottobre, Puigdemont indicherà anche il cammino che intende seguire il suo governo per raggiungere l’indipendenza.
Gli unionisti intanto non si fermano e domenica 8 ottobre hanno mostrato la loro forza con un milione di persone in piazza a Barcellona. Centinaia di migliaia di persone – 350mila per la polizia, 950mila per gli organizzatori – hanno invaso il centro di Barcellona con le bandiere spagnole in mano per opporsi ai piani del presidente catalano Carles Puigdemont. Una moltitudine arrivata da tutta la Catalogna e da tutta la Spagna al grido di “Siamo catalani, catalani e spagnoli”. “Non siete soli”, ha twittato il premier spagnolo Mariano Rajoy salutando il mega raduno.
La soluzione della crisi sembra dunque ancora lontana. Resta, ad ogni modo, il dato politico: la piazza da ieri non è più solo appannaggio dei soli secessionisti, e se le bandiere sventolate negli ultimi mesi in pubblico erano solo quelle catalane, dall’8 ottobre a queste si sono aggiunte la bandiera spagnola e quella dell’Unione Europea. Un messaggio che va al di là della sola questione catalana e si allarga ad un continente scosso dai sovranismi.