Ilva, sciopero di 24 ore contro i 4mila esuberi

di Redazione

Quella del 9 ottobre è una giornata di sciopero per l’Ilva di Taranto. Sono iniziate alle 7 del mattino le 24 ore di stop ai lavori indette da Fim, Fiom, Uilm e Usb nel giorno del vertice al ministero dello Sviluppo economico in cui sarà discusso il piano dell’acquirente Am Investco (controllata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal) che ha confermato i 4mila esuberi programmati. Sciopero anche a Novi Ligure, altro sito Ilva, ma si registra tensione in tutti gli stabilimenti, tra cui anche quello di Genova Cornigliano, dove c’è stata un’assemblea alle 5 del mattino. Secondo fonti sindacali, l’adesione tra gli operai di primo turno è quasi totale.

La decisione di protestare è stata presa nel pomeriggio del 6 ottobre dopo che Am Investco ha formalizzato la sua proposta. La data del 9 ottobre per scioperare, invece, è stata individuata perché proprio oggi, alle 12, al Mise ci sarà il nuovo confronto tra azienda e sindacati sull’occupazione di tutto il gruppo dell’acciaio. Al centro del dibattito gli esuberi che, ad oggi, sono quantificati in 4mila sui 14.200 addetti totali del gruppo Ilva, con 3.330 in eccedenza a Taranto, e le modalità di assunzione del personale da parte della società Am Investco Italy partecipata da Arcelor Mittal e Marcegaglia. Al confronto ci sarà, per il Governo, anche il vice ministro Teresa Bellanova.

Fiom, Cgil e Uilm hanno già detto che, con le proposte avanzate da Am Investco, non ci sono nemmeno le condizioni per cominciare a discutere. Mentre il Governo, con Bellanova, spinge comunque per una trattativa che permetta di arrivare a un accordo. Il Governo ha chiesto ai nuovi investitori di partire da almeno 10mila addetti da riassumere in Am Investco, fermo restando che tutti coloro che non passeranno all’acquirente saranno mantenuti nelle società da cui dipendono e sotto l’amministrazione straordinaria. Una parte sarà ricollocata nei piani di bonifica affidati ai commissari Ilva che hanno da spendere un miliardo di euro dalla transazione con i Riva.

Quello che più preoccupa sindacati e lavoratori è però che il passaggio dall’amministrazione straordinaria ad Am Investco avverrà azzerando le attuali posizioni. Il che, dicono, significa rinunciare ad una serie di voci integrative della retribuzione, quantificate mediamente nell’ordine del 20 per cento, vale a dire tra i 6 e i 7mila euro annui a testa. Bellanova ha però ricordato che Am Investco Italy si è comunque impegnata a garantire una retribuzione media annua di 50mila euro ai lavoratori. “Mi auguro che l’incontro al Mise segni già una schiarita e una svolta decisiva rispetto a quanto assistito negli ultimi giorni”, ha poi commentato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Per il primo cittadino, “non è con l’azzeramento dei diritti acquisiti nel tempo dai lavoratori o con generiche rassicurazioni, nemmeno escludendo le istituzioni locali, che si raggiungerà  il successo di un’operazione così complessa”.

Ma ci sono altre questioni che riguardano la trattativa, anche se non sono all’ordine del giorno. Come quella, per esempio,  dell’indotto legato al siderurgico: si tratta di 7.346 lavoratori che fanno capo a 346 aziende e, per i quali, come dicono i sindacati, non ci sono informazioni sul futuro. Inoltre, c’è da considerare la condizione delle imprese terze che avanzano dall’Ilva. A questo proposito, Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto, ha ricordato che 150 milioni di crediti “rischiano di rimanere per sempre nel calderone infinito del passivo”. Infine, la questione ambientale: Am Investco dovrà attuare un piano che prevede risanamenti ma che saranno diluiti fino ad agosto 2023. E questo ha generato l’insoddisfazione dei sindacati e degli enti locali, tra cui anche il Comune di Taranto e la Regione Puglia.

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