Nella mattinata di lunedì 13 novembre, tra i comuni di Caserta, Marcianise e San Nicola La Strada, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, i carabinieri della compagnia del capoluogo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura di cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di quattro indagati e della misura del divieto di dimora in provincia per altri due soggetti tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di minaccia, rapina, estorsione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione commessi nella città di Caserta.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Daniela Parinone, sono scaturite da una denuncia presentata il 17 settembre 2017 ai carabinieri di Caserta da un transessuale dedito alla prostituzione alle spalle della stazione ferroviaria, in via Vivaldi. Lo stesso riferiva ai militari che appena aveva iniziato a prostituirsi in quella strada era stato avvicinato da un’autovettura con a bordo due uomini, successivamente identificati in Giuseppe Maria e Michele Zampella, entrambi 31enni, i quali dopo averlo minacciato con un rasoio gli riferivano che per prostituirsi in quella zona avrebbe dovuto pagare a loro la somma giornaliera di 20 euro.
Tutto era filato liscio fino a quando il demandante non è più riuscito a versare la somma richiesta, scatenando la reazione violenta degli sfruttatori, i quali iniziavano a minacciarlo di morte fino a costringerlo a fuggire per timore di essere aggredito.
I militari decidevano quindi di approfondire i fatti denunciati risalendo ad ulteriori episodi di violenza tra cui una rapina consumata il 16 settembre 2017 a danno di un’altra transessuale che si prostituiva sempre a Casetta in via della Libertà, la quale era stata aggredita sempre da Giuseppe Maria che al diniego di consegnargli i soldi le strappava la borsa.
Dalle indagini condotte dai carabinieri di Caserta e Casagiove è quindi emersa l’esistenza di sodalizio criminale che con minacce ed aggressioni imponevano un “pizzo” giornaliero ai transessuali che si prostituivano nella zona ricompresa tra la stazione ferroviaria e del primo tratto di viale Carlo III.
Tra gli indagati spicca la figura di un altro transessuale, Oliveira De Freitas Thiago, in arte “Bianca”, già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari poiché indagato in altro procedimento penale per reati di tal genere. Lo stesso è stato indicato dai transessuali vittime di sfruttamento come colui che aveva imposto il suo controllo nella zona, obbligando tutti gli altri a versare una somma di denaro a titolo di protezione per potersi prostituire.