Un attentato contro una moschea di Al Rawdah, nel nord del Sinai, in Egitto, ha provocato 184 morti e oltre 125 feriti. Lo rendono noto fonti della sicurezza egiziana. L’attacco è stato condotto piazzando una bomba all’interno del luogo di culto e sparando sui fedeli che fuggivano dopo l’esplosione. L’attentato è avvenuto durante la preghiera del venerdì.
Stando a quanto ricostruito, Una bomba è stata piazzata all’interno del luogo di culto, mentre un commando armato aspettava all’esterno i fedeli in fuga: quando i sopravvissuti all’esplosione sono usciti dalla moschea, gli attentatori hanno aperto il fuoco. Fonti citate dall’agenzia Ap hanno riferito che gli attentatori sono giunti sul posto su fuoristrada 4×4. Si tratta del peggior attacco messo a segno in quattro anni di violenze nel Sinai da parte degli islamisti. L’ufficio del presidente Abdel Fatah Al Sisi ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
Al-Azhar, il più influente centro teologico e universitario dell’islam sunnita, basato a Il Cairo, ha condannato l’attentato terroristico contro la moschea di Al Rawdah nel Sinai settentrionale. Lo riferisce l’agenzia Mena citando dichiarazioni di Ahmed al-Tayeb, grande Imam di Al Azhar. Lo sceicco ha giudicato importante respingere con tutta forza possibile i terroristi e i loro crimini, ha sottolineato l’agenzia di stampa.
La tribù Al-Sawarka, dominante nella zona dell’attacco, aveva annunciato la propria partecipazione alla lotta contro l’Isis a fianco dell’esercito nel maggio dell’anno scorso. Concentrato soprattutto nell’angolo nord-est del Sinai, al confine con la Striscia di Gaza, da oltre quattro anni e mezzo è in corso un conflitto a bassa intensità tra forze di sicurezza egiziane e terroristi dello Stato islamico. A combattere sono gli ex “Ansar Beit el-Maqdes”, i “Partigiani di Gerusalemme”, il principale gruppo jihadista egiziano basato nella penisola e ribattezzatosi “Stato del Sinai” nel quadro di un’alleanza-affiliazione con l’Isis annunciata nel novembre 2014.