Gricignano (Caserta) – “Non siamo i soldati di un lager nazista, tutti gli immigrati del centro vivevano in condizioni dignitose e hanno sempre ricevuto ogni tipo di assistenza, compresa quella sanitaria e psicologica”.
Gli operatori della cooperativa “La Vela” di Gricignano, teatro della sparatoria in cui un 19enne africano è rimasto ferito al volto dopo i colpi esplosi dal cogestore del centro, non ci stanno a subire le accuse, pervenute da alcuni gruppi a tutela dei migranti e divulgate sugli organi di informazione, che parlano di “persone tenute in condizioni disumane” all’interno delle villette di via Da Vinci.
A spiegare la realtà di quanto avveniva nel centro è Luigi Viglione, tra i tanti giovani di Gricignano e dei centri limitrofi che ora, dopo lo sgombero della struttura, rischiano di perdere il lavoro.
Intanto, Bobb Alagiee, il giovane richiedente asilo del Gambia ferito si è risvegliato dopo oltre cinque giorni di coma indotto e ora dovrà ora essere sottoposto ad un intervento chirurgico per la rimozione del proiettile che, dopo essere entrato dalla bocca, si è fermato alla gola a pochi millimetri dalla colonna vertebrale e dal midollo osseo; si temono danni permanenti, anche alla voce. Peraltro, il giovane ha subìto la completa rottura della mandibola e la perdita di quasi tutti i denti. Sono stati raccolti e conservati dagli amici per essere eventualmente reimpiantati.
Ciò mentre Carmine Della Gatta, il 43enne co-gestore della cooperativa “La Vela”, arrestato per il ferimento del migrante, resta in carcere in attesa di conoscere la data in cui si terrà l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Napoli.
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