L’hotel di Rigopiano distrutto nella terribile nevicata del 18 gennaio sorgeva in una zona ad alto rischio valanghe. Lo confermano i periti della Procura di Pescara nella relazione legata all’inchiesta sul disastro in cui morirono 29 persone. “Il bacino valanghivo al termine del quale era ubicato l’hotel” aveva, dice il documento, “tutte le caratteristiche per essere catalogato quale un sito valanghivo soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata”.
I periti Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo confermano quanto già emerso nel gennaio scorso a seguito dell’inchiesta svolta dal Forum H2O, che aveva per primo denunciato come l’hotel fosse stato costruito sui detriti conoidi delle valanghe. “L’analisi morfometrica sin qui svolta e la comparazione di diverse riprese aeree fotografiche, che coprono il periodo tra il 1945 e l’attuale, consentono di confermare la presenza di due conoidi miste i cui agenti morfogenetici e deposizionali sono ascrivibili, con sicurezza, ai processi gravitativi di versante (colate detritiche, valanghe, processi eluvio-colluviali e frane di crollo). Si rileva altresì una assoluta negligenza da parte dei soggetti preposti nel fatto di non aver considerato l’area in oggetto come area valanghivo (vedasi Capitolo 4), nonostante le notevoli storiche emergenti, anche in assenza di studi specifici commissionati. Cio’ ha comportato l’omissione della messa procedure di protezione e/o di opere di difesa”.
Dalla lettura delle carte aeree quindi si comprende come in “particolare il vallone che insiste sulla località di Rigopiano, mostri evidenti e numerose tracce di attività valanghiva avvenuta nel corso dell’inverno 1944-1945. Buona parte del bosco risulta rimosso lungo il percorso della valanga e la conoide è pressoché priva di alberi salvo alcune piante isolate – concludono i periti – Sono ben visibili, nelle valli limitrofe, numerose tracce penetranti (corridoi di deforestazione di colore grigio chiaro) causati dallo scorrimento di valanghe nella fascia occupata dalle faggete”.
Le scosse di terremoto registrate nella mattina del 18 gennaio non furono la causa della valanga che travolse l’hotel Rigopiano. Lo certificano i periti della Procura di Pescara: “Si può concludere, con una ragionevole certezza, che le scosse sismiche non hanno giocato un ruolo causale diretto per il distacco della valanga, la quale viceversa è stata innescata per carico gravitativo”. “L’evento del 18 gennaio e può essere considerato relativamente eccezionale per la sua entità e magnitudo ma certamente e oggettivamente prevedibile sulla base di analisi, anche routinarie, in materia di geologia, geomorfologia, nivologia, climatologia e ingegneria della montagna”, concludono i periti.
Per salvare le vite umane era necessario evacuare l’hotel due giorni prima della tragedia. Lo scrivono i periti della Procura di Pescara: “Tale evacuazione avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando sia i bollettini meteorologici e il relativo avviso di condizioni meteorologiche avverse sia il bollettino valanghe emesso dal Servizio Meteomont avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva”.
Per i tre periti della Procura poi “è innegabile che proprio la costruzione del centro benessere abbia aumentato l’appetibilità del complesso alberghiero e, pur non avendo aumentato l’esposizione potenziale in termine di numero di posti letto (potenzialmente occupati), ha verosimilmente aumentato l’esposizione “reale” in termini di numero di posti letto realmente occupati, anche considerando la mancanza di attrattive differenti per l’albergo nel periodo invernale (l’hotel non è collocato all’interno di un bacino sciistico). Ciò ha peraltro anche incrementato il numero di lavoratori impiegati presso la struttura”.