Orta di Atella, dialoghi al Centro Stanzione: “Lo spirito del tempo e il tempo dello spirito”

di Redazione

Venerdì 24 novembre, alle ore 19, il Centro Studi Massimo Stanzione presenterà, nella sede di Orta di Atella, in via Mazzini 11, per il ciclo “I nostri tempi, i nostri luoghi”, il convegno “Lo spirito del tempo e il tempo dello spirito”. Dialogheranno con gli ospiti il professor Antonio Di Nola, illustre accademico di logica matematica presso l’Università di Salerno ed il noto professor Pasquale Arciprete, docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Aversa e il Liceo Classico ‘Durante’ di Frattamaggiore.

E’ ancora possibile argomentare sullo “Spirito” nel nostro tempo tecnologico? Ovvero, possiamo ancora illuderci di affrontare tematiche metastoriche in un tempo in cui il tramonto dell’occidente sembra aver raggiunto la sua forma più compiuta? La téchne, che nell’antica Grecia sanciva l’agire umano tra l’essere ed il nulla, fondamento stesso dell’atavica forma teologico-sapienziale, è divenuta oggi la tomba di ogni pensiero metafisico. Se il mondo metafisico e spirituale è posto dal nostro pensiero, mentre quello fisico-essente esiste indipendentemente da noi, come afferma il logico matematico Piergiorgio Odifreddi, il problema parmenideo, che introduce una meontologia del nulla, l’essere è, il non essere non è, sembrerebbe così solo una questione meramente grammaticale, quindi, l’Essere come sostanza delle cose diviene un mero soggetto del predicato nominale, privo di ogni verità assoluta e ultraterrena.

Nel periodo della filosofia esistenzialistica del novecento però, la riduzione logico matematica a zero dell’aspetto metafisico, pone inevitabilmente un ritorno ad una spiritualità laica, ad una ricerca poetica e caritatevole del senso della vita. Infatti, come afferma Gianni Vattimo, dopo il cristianesimo la poesia assurge alla forma più alta di spiritualità. E’ per questo che i metaracconti e le metanarrazioni devono lasciare il posto all’era dello spirito, a quella visione ermeneutica-spirituale e non più esclusivamente grammaticale dei testi religiosi. Nell’era post-moderna, quindi, la spiritualizzazione assume il carattere di indebolimento delle strutture forti del nostro essere, ossia della tecnica.

La spiritualità, in questi dickensiani hard times, coincide con il bisogno di pensare. Infatti, citando il teologo Vito Mancuso, il bisogno di pensare è un bisogno primordiale, esistenziale dell’uomo, un punto d’orientamento nei confronti della vita che scorre, del suo panta rei, è la meraviglia dell’uomo nei confronti della natura, del cosmo, della storia, imponderabilmente infiniti. Questo bisogno di pensare ci guida, quindi, verso la necessità di una ricerca spirituale, che porta seco la domanda che Pilato rivolse a Gesù: che cos’è la Verità? Ovviamente nel procuratore romano essa non ricopriva alcun aspetto teoretico, mentre sul piano puramente intellettivo la Verità va intesa come la ricerca incessante dell’amore, di quell’amore caritatevole da cui il nostro intelletto è completamente rapito, non potendone farne a meno, così come recita il poeta latino Ovidio: nec tecum nec sine tecum vivere possum!

Riportando la questione dal piano strettamente speculativo al piano più pragmatico e realistico, resta da chiedersi se nei nostri territori, ormai sepolti sotto il soverchiante carico di problemi socio-politici, ci sia ancora spazio all’introspezione delle coscienze soprattutto giovanili. E’questo l’obiettivo che si pone il ciclo di convegni del Centro Studi Massimo Stanzione, ossia quello di risvegliate le anime sopite!

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico