L’aumento di capitale potrebbe saltare e con esso la possibilità di sopravvivenza di Banca Carige, istituto da 587 sportelli e oltre 1 milione di clienti. L’unica speranza al momento è che, al posto del consorzio di banche che ieri ha ritirato il proprio supporto, si faccia avanti il Tesoro per garantire l’annunciato e necessario aumento di capitale da 560 milioni di euro.
L’azionista di riferimento Malacalza Investimenti che detiene il 17,59% di Carige (e ha già chiesto alla Bce di poter salire al 28%), ha accusato le banche del consorzio di garanzia (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) di aver fatto mancare il proprio sostegno in questo delicato momento. Dal canto loro, gli istituti coinvolti nell’operazione dicono che l’empasse sarebbe legata alla mancata firma da parte di Malacalza Investimenti dell’impegno scritto e non condizionato di sottoscrivere la sua quota dell’aumento di capitale nel corso del Cda di ieri.
Se non si farà avanti un nuovo consorzio di garanzie fatto da banche, potrebbe essere il ministero dell’Economia a venire in soccorso di Carige mettendo mano al fondo di salvataggio bancario varato lo scorso anno per salvare Mps, un bacino da 20 miliardi di euro di cui finora sono stati utilizzati circa 10 miliardi (5,4 miliardi per Mps e 5,224 per le banche venete). Ma per questa soluzione servirà il via libera della Banca Centrale Europea: Francoforte dovrebbe infatti riconoscere come non sistemica la crisi di Carige, e con il dibattito sullo smaltimento dei crediti deteriorati (i famigerati npl) ancora aperto, è molto difficile che questo ok possa arrivare.
L’alternative che si cerca di scongiurare è la risoluzione. In tal caso a pagare sarebbero azionisti, obbligazionisti e correntisti che hanno conti superiori ai 100mila euro: come previsto dalla nuova direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), sottoporre una banca a risoluzione significa avviare un processo di ristrutturazione gestito da autorità indipendenti che mira a evitare interruzioni nella prestazione dei servizi essenziali offerti dalla banca , a ripristinare condizioni di sostenibilità economica della parte sana della banca e a liquidare le parti restanti.
Dopo l’arresto del presidente Giovanni Berneschi per truffa nel 2014 e dopo aver cambiato management tre volte in meno di quattro anni, la banca genovese ha bruciato negli ultimi cinque anni 4 miliardi di capitalizzazione. Nell’ultimo giorno in cui il titolo è stato scambiato, lo scorso mercoledì, l’istituto valeva 124 milioni di euro, cioè 14 centesimi ad azione mentre una singola azione a inizio 2013 valeva 11 euro.
Come successo con Mps lo scorso 23 dicembre, la Consob ha sospeso dalle negoziazioni in borsa i titoli Carige, “in quanto l’attuale contesto informativo non garantisce la trasparenza, l’ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori, in ragione dell’incertezza in merito all’operazione di aumento di capitale e alle eventuali iniziative in corso da parte della Banca e delle competenti autorità per la vigilanza prudenziale”.