Giovani ma poveri. Diminuisce l’età, cresce il bisogno. In Italia i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti peggio dei nonni. È questo, in sintesi, il risultato di “Futuro Anteriore”, il Rapporto 2017 della Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale. Dallo studio emerge che nel nostro Paese l’ascensore sociale è bloccato, che abbiamo uno dei tassi di disoccupazione giovanile più alto in Europa e che abbiamo raggiunto il record di Neet, ovvero coloro che non lavorano, non cercano un impiego e non studiano. L’anno scorso 205.090 persone si sono rivolte ai Centri di ascolto in rete (Cda) della Caritas: tra questi il 22,7% ha meno di 34 anni.
Si legge nel Rapporto: “Se negli anni antecedenti la crisi economica la categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da circa cinque anni sono invece i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere la situazione più critica, decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni”. In Italia, infatti, un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 si trattava di appena uno su 50.
“Ancora più allarmante”, dice sempre la Caritas, risulta poi la situazione dei minori: 1 milione e 292mila di loro vive in povertà assoluta (il 12,5% del totale). Al contrario, diminuiscono i poveri tra gli over 65 (da 4,8% a 3,9%). Nell’ultimo ventennio, fa sapere la Caritas, il divario tra giovani e anziani si è ampliato. La ricchezza media delle famiglie con capofamiglia di 18-34 anni è meno della metà di quella del 1995, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni è aumentata di circa il 60%.
Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile di ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni, dal 2007 il tasso è salito di oltre 17 punti percentuali: si va dal 20,4% di dieci anni fa al 37,8% del 2016. Si tratta di uno degli aumenti più alti d’Europa (la media è da 15,9% a 18,7%). L’Italia, inoltre, è il Paese dell’Unione Europea con la più alta presenza di Neet: nel 2016, 3 milioni 278mila giovani (il 26% di chi ha tra 15 e 34 anni) risultavano fuori dal circuito formativo e lavorativo. In questa categoria la parte grossa è occupata da donne (56,5%) provenienti dal Nord-est (65,3%) e il 16,8% è straniero.
Secondo Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana, “sbaglieremmo se identificassimo i poveri soltanto con i clochard o con l’immigrato che sbarca sulle nostre coste, dovremmo allargare un po’ lo sguardo alle tante donne prive di dignità. C’è una povertà straordinaria e straordinariamente negativa, soprattutto oggi abbiamo bisogno di aprire il nostro sguardo, il nostro cuore alla povertà dei nostri giovani, una povertà non tanto fatta di mezzi materiali ma una povertà ancora più grossa cioè quella di non poter progettare il proprio futuro e crearsi delle alternative a una vita di dipendenza”, ha detto il numero uno della Cei.
Anche il ministro del Lavoro e della Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha commentato i risultati di “Futuro Anteriore”: “Il rapporto della Caritas evidenzia come la povertà e l’esclusione sociale continuino a rappresentare un fenomeno grave che investe in misura più consistente i giovani ed i minori. Per contrastare questa situazione è necessario un impegno che richiede il contributo di tutti, a partire dalle istituzioni, e dal ruolo insostituibile svolto dalla Caritas e da tutto il mondo dell’associazionismo e dal volontariato”, ha detto il titolare del welfare.