Non solo Gricignano, teatro l’altro giorno di una lite culminata con il ferimento a colpi d’arma da fuoco di un immigrato (leggi qui). L’Agro Aversano conta sul proprio territorio, con i suoi diciannove comuni, molti centri di accoglienza variamente distribuiti, anche se il comune maggiormente interessato è proprio Gricignano con i suoi circa trecento immigrati ospitati, divisi in due centri gestiti dalla cooperativa sociale ‘La Vela’ e un terzo dalle Acli.
Ben sei, invece, sono le cooperative che gestiscono centri di accoglienza tra Casapesenna, Villa di Briano e Casal di Principe. In questo caso occorre fare un distinguo perché due di essi ospitano migranti minorenni non accompagnati, una situazione molto delicata che necessità di particolari esperienze e capacità di gestione. In tutto, sparsi in questi tre centri, vi sono oltre quattrocento ospiti. Un ulteriore centro, sempre gestito da una cooperativa sociale, è a Succivo.
Più composita la situazione ad Aversa. In primo luogo vi sono due centri organizzati dalla Caritas diocesana il cui coordinatore e don Carmine Schiavone. Il più importante nel complesso di Sant’Agostino con poco meno di un centinaio di ospiti ed un secondo in via Castello, nei pressi del seminario vescovile, chiamato “Le querce di mandre” con venti migranti ospiti.
Sempre nella città normanna, poi, vi sono altre strutture di accoglienza gestite da cooperative sociali: il centro “Adolescentia” a Santa Lucia ed un secondo in zona stazione ferroviaria, entrambi accolgono migranti minorenni non accompagnati zona; un centro per adulti in viale Europa. Il tutto per un totale di poco più di un centinaio di ospiti. Ospiti che sono liberi di entrare ed uscire, che consumano i pasti e dormono presso queste strutture che non sono decise dai sindaci che possono solo verificare l’abitabilità dei locali che ospitano gli immigrati.
Si tratta di persone quasi sempre giunte in Italia con le carrette del mare che devono essere ospitati nei centri in attesa dall’arrivo sino a quando non ricevono il permesso di soggiorno che si riceve dopo essere passati per delle commissioni di ascolto in prefettura. Abnorme il tempo necessario, una media di due anni, ma ci sono anche casi di persone presenti attualmente in strutture aversane che attendono l’agognato permesso di soggiorno da ben tre anni.
Nei centri esistono zone destinate ai maschi e zone destinate alle donne, salvo, ovviamente, i casi di nuclei familiari che vengono sistemati insieme. “La prima cosa che risalta è che questa situazione – ha dichiarato don Carmine Schiavone – è sintomo di esasperazione sia da parte di chi arriva che di chi accoglie. I nostri ospiti hanno espresso la loro solidarietà. Hanno vissuto giustificando il gesto anche con le difficoltà culturali. Oltre ad affidarci alla magistratura, auspico un’azione solidale che non divida buoni e cattivi. Saremmo tutti perdenti. Deve servire come base per andare avanti e costruire integrazione e non per peggiorare i rapporti”.