Davanti ai giudici spagnoli il serbo Norbert Feher ha chiesto un interprete italiano, ha detto di essere arrivato in Spagna a settembre e di non aver lavorato. Poi, ha acconsentito ad essere processato in Italia per le accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Bologna, anche se questo avverrà, probabilmente, solo quando sarà definita la sua posizione per la giustizia spagnola. Infine, ha ammesso i fatti contestati e ha detto di aver utilizzato ben 18 identità diverse in otto Paesi. Tutti elementi su cui si cercheranno riscontri.
La prima disposizione nei suoi confronti è un ordine di custodia cautelare in carcere, senza cauzione, emessa dal giudice della corte di Alcaniz: per tre omicidi commessi il 14 dicembre, quando in un casolare a El Pentorillo ha ucciso a colpi di pistola due agenti della Guardia Civil, Víctor Romero e Víctor Jesús Caballero e l’allevatore José Luis Iranzo, più altri due tentati il 5 dicembre, quando ha ferito in modo serio, sempre sparandogli, il proprietario di un’altra casa di campagna nelle vicinanze e un fabbro chiamato per aprire la serratura bloccata del capanno dove il latitante si stava nascondendo.
Ieri l’uomo diventato noto con il nome di “Igor il russo” è stato immortalato dai fotografi fuori dal palazzo di giustizia del piccolo centro dell’Aragona, nella provincia di Teruel, scortato dalla Guardia Civil: maglietta nera a maniche corte nonostante l’aria fredda, jeans blu e barba incolta, il suo look. Dentro è stato interrogato prima in videoconferenza dal giudice Carmen Lamela dell’Audiencia Nacional di Madrid, competente per i mandati d’arresto europei come quello emesso nei confronti del killer di Budrio e Portomaggiore. Poi c’è stata la convalida da parte del giudice del tribunale locale, che ha secretato gli atti e disposto la detenzione in carcere. Il pm Marco Forte di Bologna, che nei prossimi giorni andrà in Spagna, attende di poter leggere il verbale con le dichiarazioni dell’indagato e ha chiesto di poter avere anche il file con la registrazione audio: la voce del serbo è uno degli elementi mancanti, e potrà essere utile per riascoltare vecchie conversazioni intercettate su cui c’erano dubbi sugli interlocutori.
Un altro aspetto su cui gli investigatori italiani, sul posto con ufficiali del Ros e con il tenente colonnello Marco Centola, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Bologna, i quali si stanno coordinando con i colleghi iberici è l’analisi del materiale informatico trovato nello zaino di “Igor”. Se non ci saranno problemi, si pensa di avere risposte nel giro di una settimana. L’esame di cellulari, tablet e pc di Igor consentirà poi di avanzare nell’indagine sui suoi contatti, per identificare chi lo ha aiutato in questi mesi di latitanza. Obiettivo è capire come abbia viaggiato, se con un passaggio di un camionista o, nascondendosi tra i pellegrini, ipotesi poco credibile, ma suggerita da alcune fonti. La stessa affermazione sull’arrivo in Spagna andrà riscontrata con elementi più significativi, pensano i pm, delle parole dell’indagato. Al telefono, hanno detto alcuni testimoni, stava parlando, anzi sembrava litigare, mentre fuggiva con il pick-up rubato alle sue ultime vittime.
Tra le persone tenute sotto controllo in questi mesi ci sarebbero una mezza dozzina di italiani. Uno di questi è Luigi Scrima, ex compagno di cella di Feher. “Preoccupato di che? Ho fatto tutto quello che potevo per aiutare gli inquirenti”, ha detto contattato via Facebook, prima di tagliare le comunicazioni. Non risulta indagato, ma proprio le sue tracce avevano portato in Spagna, a Malaga, anche se non è chiaro che tipo di contatti avesse il romagnolo di Lugo nella città iberica né quale fosse il collegamento con Feher, catturato in Aragona.