“E’ vero: al Comune di Aversa c’è assoluta esigenza di fare cassa per evitare il dissesto finanziario. Ma ci si appresta a portare a termine un’operazione di grande impatto passata, invece, quasi sotto silenzio, infilata alla chetichella tra gli atti dell’amministrazione De Cristofaro”. A parlare l’ex vicesindaco di Mimmo Ciaramella, Nicola De Chiara, che lancia l’allarme: “Ci riferiamo alla vendita dell’ex Ospedale di Sant’Eligio, noto come ‘Casa del Fascio’, che è stato messo sul mercato per la cifra di 1 milione e 200mila euro, con una procedura d’asta che terminerà il prossimo 27 dicembre”.
Secondo l’ex assessore alla Cultura, “l’operazione presenta numerosi punti d’ombra e fa sorgere legittimi timori, considerando le mai sopite mire speculative di quella imprenditoria del mattone che incombe famelica costantemente su Aversa”. I primi dubbi sorgono esaminando i documenti richiamati dalla determina del 22 novembre che dà il via alla vendita: la delibera di Giunta del 7 marzo 2017 e la delibera del Consiglio Comunale del 20 luglio scorso. Con la delibera di Giunta del 7 marzo il Comune approva il “piano di alienazione dei beni immobili”. Ma, “nell’elenco dei beni immobili di proprietà comunale e loro utilizzo” allegato alla stessa delibera di Giunta sono elencati quei beni non alienabili perché sono strumentali all’esercizio delle funzioni istituzionali dell’ente. Nell’elenco, infatti, ci sono, tra gli altri, la casa e le scuole comunali. Per l’ex Casa del Fascio si specifica che è “utilizzato come archivio degli Uffici comunali Urbanistica ed Edilizia Privata. Insomma, dall’elenco si comprende che la Casa del Fascio non è alienabile. Perché, se lo fosse, allora sarebbero alienabili tutti i beni inseriti nel suo elenco, cominciando appunto dalla casa comunale”.
“Ma, – continua de Chiara – la cosa più grave è che la Giunta nella delibera del 7 marzo, mentre nell’oggetto parla di ‘piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio comunale 2017-2019’, nel deliberato dichiara la necessità ‘di una successiva individuazione dell’alienabilità o valorizzazione’; salvo, poi, far passare quella delibera come atto di approvazione del piano di alienazione dei beni. Allucinante! Squalificante per le stesse opposizioni che dimostrano di non leggere o di non saper leggere gli atti”. Dopo l’approvazione del bilancio 2017, si ritorna a parlare degli immobili da vendere nel Consiglio comunale del 20 luglio 2017, in sede di approvazione degli equilibri di bilancio. In quello stesso Consiglio comunale il consigliere Renato Oliva dichiarava “dobbiamo ritornare sul punto, con un Consiglio Comunale ad hoc”, specificando, al contempo, che “qua stiamo soltanto dando un indirizzo che l’amministrazione dovrà prendere, di variare il bilancio 2017-2019”. Oltretutto, nel corso nella stessa seduta, l’assessore al patrimonio Ronza rassicura il consigliere Mario Tozzi che la vendita della “Casa del Fascio” avrebbe riguardato una sola unità immobiliare e non entrambi i piani come, invece, sta avvenendo.
“Insomma, – sottolinea De Chiara – sembra proprio che nel Consiglio del 20 luglio nessuno dia per scontata la vendita dei beni comunali e che sul punto si debba ritornare. Possibile che i consiglieri comunali non si siano resi conto che stanno votando un equilibrio di bilancio imperniato soprattutto sulla vendita di tre immobili, ‘Casa del Fascio’ inclusa, come bene è chiarito nella deliberazione consiliare?”. “A proposito, sulla Casa del Fascio – conclude de Chiara – c’è il vincolo da parte della Soprintendenza ai beni culturali? Anche questa è una domanda che meriterebbe una risposta”.