Manca solo l’ufficialità, ma di fatto ci siamo: salvo imprevisti dell’ultima ora i partiti hanno trovato un accordo sul giorno delle prossime elezioni politiche, il 4 marzo. La data, che anticipa la scadenza naturale della legislatura, è stata consegnata a Sergio Mattarella: spetterà a al nostro capo dello Stato, dunque, sciogliere le Camere per il passaggio alle urne, ma ad una condizione: il premier Gentiloni non deve dimettersi prima.
L’ultima tappa “fondamentale” è rappresentata dalla legge di Bilancio che, nel virtuale calendario istituzionale, dovrebbe essere approvata alla Camera il prossimo 20 dicembre mentre il varo definitivo spetterà al Senato e dovrebbe arrivare venerdì 22 dicembre. A quel punto tutti i passaggi obbligatori saranno terminati. Mattarella avrebbe dovuto aspettare il 15 marzo per chiudere la legislatura a scadenza naturale ma al Quirinale sono ormai convinti che questo Parlamento, una volta licenziata la manovra economica, non sarà in grado di fare niente di più. E del resto si tratterebbe di uno scioglimento anticipato delle Camere solo dal punto di vista tecnico.
Però su un punto il Capo dello Stato è irremovibile: il premier Gentiloni non dovrà dimettersi per autorizzare lo scioglimento del Parlamento, come cerimoniale vorrebbe. E’ una misura cautelativa nel caso in cui, previsione tra l’altro molto probabile vista la legge elettorale, dopo le elezioni non si determini una maggioranza chiara per poter governare. Tra l’altro, l’esempio spagnolo o tedesco sono diventati una lezione anche per l’Italia sul post voto. E Gentiloni potrebbe essere chiamato a gestire una lunga transizione, quindi meglio evitare il rischio di un “vuoto” e di una nuova impasse.
“Votare il 4 marzo ci va benissimo: prima si vota, meglio è”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini, commenta l’ipotesi delle delle elezioni politiche pubblicata su alcuni quotidiani nazionali. Ma rilancia: “Sono favorevole all’election day: bisogna votare lo stesso giorno anche per le Regionali, non farlo sarebbe uno spreco di denaro, una follia”.