E’ la Prefettura a doversi preoccupare della rottamazione delle autovetture e moto sequestrate dalle forze dell’ordine e presenti nei depositi giudiziari. Per cui è lo stesso organo territoriale di governo che deve far fronte ad una situazione che vede i due titolari dei due depositi giudiziari aversani vantare un credito che, secondo alcune stime, in considerazioni anche del tempo trascorso, ammonterebbe ad una cifra astronomica molto vicino ai tre milioni di euro.
La diatriba che andava avanti da oltre un decennio sembrerebbe essere stata risolta da una sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Napoli Nord in occasione della decisione su un ricorso contro un provvedimento disciplinare comminato dal segretario generale del comune di Aversa, Anna di Ronza, contro il comandante della polizia municipale, Stefano Guarino, al quale, nel dicembre del 2013 furono decurtati trecento euro dalla busta paga. L’accusa per Guarino riguardava l’omissione nella gestione degli autoveicoli sequestrati. Guarino impugnò il provvedimento e nei giorni scorsi si è avuta la sentenza che lo annulla con la restituzione dei trecento euro oltre interessi.
Il magistrato ha adottato la decisione sul presupposto che, come riportato anche da una circolare della Prefettura di Caserta, a regolare la materia è un decreto del presidente della repubblica del 2001 che, in merito alla «Inservibilità dei beni» testualmente prevede che «Le amministrazioni statali comunicano al competente Ufficio del territorio del Ministero delle finanze, nonché al Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi del Ministero del tesoro, bilancio e della programmazione economica, la lista dei beni da alienare in quanto dichiarati fuori uso o non utilizzabili, ferme restando le disposizioni sulla cessione gratuita di beni alla Croce Rossa Italiana». La stessa norma prevede che «Il competente Ufficio del territorio del Ministero delle finanze avvia la procedura di vendita dei beni mobili di cui al presente regolamento entro trenta giorni dalla ricezione della dichiarazione, da parte delle amministrazioni che hanno in dotazione i beni, di fuori uso o non utilizzabilità degli stessi». Emerge dunque che la competenza di attivare le procedure per l’alienazione dei veicoli sequestrati è in capo alle amministrazioni statali. In base a questa previsione normativa «non può dunque imputarsi al comandante Guarino di non aver attivato tempestivamente le procedure di rottamazione dei veicoli sequestrati, emergendo che la suddetta attività amministrativa».
A fronte di questa decisione, il debito della pubblica amministrazione nei confronti dei due depositi giudiziari continua a crescere quotidianamente di circa un migliaio di euro. Sarebbero oltre duemila le autovetture (e altrettante le moto), infatti, in custodia presso i depositi gestiti dalle famiglie Della Corte e Marino accumulatesi negli anni, sequestrate dalle forze dell’ordine per carenza di assicurazione obbligatoria, guida senza patente e così via. Chi ha avuto occasione di visitare i due siti ha tenuto ad evidenziare che ci si trova di fronte ad un vero e proprio museo della storia dell’auto, che farebbe la gioia di ogni appassionato del settore, con vetture che sono presenti sul posto da poco meno di una ventina d’anni. Ad essersi inceppato il meccanismo previsto dalla normativa in materia secondo la quale, trascorso un determinato periodo di tempo dal sequestro e dal conseguente affidamento del veicolo alla custodia del deposito giudiziario, se il proprietario non lo ritira, si dovrebbe provvedere alla rottamazione. Invece, sino ad oggi tutte le vetture sequestrate sono rimaste nei depositi.