Casaluce – Due esposti alla Procura di Napoli Nord per denunciare presunte illegittimità nella costruzione di un immobile nel cuore del paese. Un primo a firma di Forza Nuova, un altro a firma di un singolo cittadino per richiedere il sequestro preventivo dell’edificio abbattuto e ricostruito di piazza Statuto, ad opera di un privato. A seguito delle denunce, come previsto dalla prassi, la Procura ha richiesto gli atti al Comune, nonché una relazione esplicativa dell’ufficio tecnico contenente gli elementi salienti del permesso a costruire rilasciato.
A corredo dell’esposto presentato da uno dei dirimpettai della struttura, Antonio Cutillo, c’è anche una relazione di parte del professore di legislazione urbanistica della facoltà di Architettura di Napoli Alberto Coppola. Il docente ha messo nero su bianco che il permesso rilasciato dal Comune sia totalmente illegittimo perché, secondo il suo parere, non si sarebbe potuto prevedere un intervento di demolizione e ricostruzione nell’area interessata dall’intervento, prima destinata alla realizzazione di standard urbanistici dal piano regolatore generale e poi divenuta “zona bianca” per la decadenza del vincolo preordinato all’espropriazione.
Sempre Coppola aggiunge che, semmai fosse stato possibile applicare il Piano Casa, la volumetria si sarebbe dovuta calcolare considerando anche i volumi entro terra, visto che “si tratta di una legge speciale”. Se dovesse essere confermato il parere di Coppola, i nuovi volumi supererebbero quelli precedenti in percentuali superiori a quelle consentite dalla legge regionale applicata.
Per l’area tecnica del Comune, però, i volumi oggetto del permesso a costruire sono da considerarsi, senza alcun dubbio, fuori terra così come previsto dal regolamento edilizio: in tal caso, la volumetria realizzata risulterebbe addirittura inferiore a quella precedente, assentita quest’ultima prima ancora che entrasse in vigore il piano regolatore generale. Che il Piano Casa non potesse essere applicato nella “zona bianca”, dove già esisteva un immobile, è un’ipotesi poi rigettata con determinazione dall’ufficio tecnico, nel rivendicare la piena legittimità degli atti.