Cesa, la riscoperta del culto pagano di Giulio Cesare: cristianizzato da San Cesario

di Redazione

Fin dalla prima età cristiana, Cesario di Terracina fu il santo scelto per il suo nome a sostituire il culto pagano di Giulio Cesare e degli imperatori romani (i Divi Cesari). Solitamente le sue chiese sono state edificate sulle rovine delle ville di “otium” degli imperatori. Nel comune di Marcianise, in provincia di Caserta, esistevano due tempietti rurali paleocristiani di San Cesario e di Santa Giuliana, immediatamente a ridosso del fiume Clanio. Secondo alcuni studiosi, Marcianise sarebbe stata una colonia autonoma di «prodi veterani Romani» dedotta da Giulio Cesare, cinquanta anni prima della venuta di Cristo.

La testimonianza di un cippo urbico collocato oggi sulla facciata dell’antico palazzo Messore, in Piazza Umberto I, su cui si legge la scritta “IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST” (Per volere di Cesare condottiero fu fissato questo solco per dove passò l’aratro), allude alla pratica di origine etrusca di tracciare con questo attrezzo il territorio di una città, ritenuta dagli storici locali la prova inconfutabile dell’origine stessa della città al tempo di Giulio Cesare.

Per quanto concerne l’ubicazione del tempietto di San Cesario a ridosso del fiume Clanio, vi è una ragione provata di questa dedicazione: San Cesario di Terracina è stato da sempre invocato contro le inondazioni dei fiumi; le acque del Clanio sono state impetuose, tanto da inondare più volte nelle epoche antiche l’agro di Acerra, di Aversa e di Atella. La chiesetta di San Cesario a Marcianise sorgeva nel piccolo borgo di Campocipro, nelle vicinanze di Airola, situata sulla strada direttrice che univa la Capua Antica a Orta di Atella. Probabilmente il culto del santo fu portato dai monaci benedettini che dimorarono a Capua (896-953) in seguito alla distruzione di Montecassino operata dai Saraceni nell’833. La Chiesa, riaffermata alla dipendenza capuana dalle Bolle di papa Alessandro III (1174) ed Innocenzo III (1208), nel 1637 fu annessa alla Collegiata di San Michele Arcangelo di Marcianise, dove fu eretto l’altare detto di San Cesario, il quarto della navata destra, decorato da un dipinto su tavola che recava le immagini di San Cesario, della Vergine e di San Francesco di Paola.

L’altare, di cui nessuna famiglia godeva il patronato, fu eliminato nel 1884. Nel comune di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, sorgeva la località San Cesareo, la quale doveva avere un’origine molto antica poiché si trovava lungo il corso della via Consolare e Campana e lì si sono verificati numerosi ritrovamenti archeologici di epoca romana. Nel comune di Giugliano esiste ancora il sito “Le Puscinelle” in località San Cesareo, nei pressi dello stadio comunale. Si tratta di una importante testimonianza della civiltà romana e consiste in tre serbatoi per la raccolta di acqua piovana le cui strutture sono realizzate in opus reticulatum e laterizio, tecnica muraria che porta a datarle ad un’epoca a cavallo tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C..

Il sito di Puscinelle è menzionato per la prima volta nel 1927 da G. Corrado il quale lo descrive in maniera dettagliata e riferisce di vedere, oltre alle cisterne, una notevole quantità di vasellame ed elementi architettonici di epoca romana, nonché il basolato della via Consolare Campana. Un’altra descrizione dell’area è data da G. Chianese nel 1938,il quale aggiunge che nei terreni attorno al sito delle Puscinelle era venuta alla luce un’estesa necropoli. Secondo alcuni studiosi, il toponimo di Giugliano deriverebbe dall’antroponimo latino Julius perché in questi luoghi ci sarebbe stata una villa di Giulio Cesare, presso la quale gli abitanti avrebbero poi costruito un villaggio (Iulianum). Un’infinità di reperti archeologici attesta la presenza di insediamenti romani. Nel 1207 la città di Cuma fu distrutta dalle armate napoletane; i cumani fuggiaschi trovarono ospitalità a Giugliano, insieme con il Clero ed il Capitolo Cattedrale, trasferendovi anche il culto di Santa Giuliana vergine e martire (anche in questo caso, abbiamo due santi, Giuliana e Cesareo, che ricordano il nome di Giulio Cesare).

Don Agostino Basile, nell’opera “Memorie istoriche della terra di Giugliano” (1800), ci riferisce che nella Cappella del Tesoro di San Giuliano nella Chiesa di Santa Sofia in Giugliano, in uno stipone sotto alla cupola, si conserva una statua-reliquiario di S. Cesario martire. In epoca alto medievale dall’antica città di Atella sorse un villaggio che fu chiamato Cesa.  L’esistenza di Cesa è attestata già a metà del X  secolo (a.  964)  da un diploma dei principi Pandolfo I e Landolfo III di Capua. Diverse sono le ipotesi sull’etimologia del nome Cesa, che trae origine da una voce latina, caesus, dal verbo caedere (tagliare). Infatti Cesa sorgeva come borgo dell’antica Atella, e di conseguenza era tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Una spiegazione egualmente attendibile, e riconducibile sempre al verbo latino caedere, ipotizza che Cesa in origine fosse un terreno boschivo chiamato in seguito a disboscamento “silva caesa” (selva tagliata). La derivazione del nome Cesare è collegata al verbo caedere, cioè “tagliare”, esattamente come quella del nome Cesa. Secondo la tradizione, Giulio Cesare sarebbe nato mediante il taglio (dal latino caedere, ‘tagliare’) del ventre materno.

Il culto a Cesa di San Cesario diacono e martire è antichissimo: già nel 1097 esisteva una chiesa a lui dedicata, che fu donata dal conte normanno Roberto di Sant’Agata alla Diocesi di Aversa. E’ interessante notare che nell’anno 755 nella piccola vallata di Tredozio (Forlì-Cesena) sorse una nuova abitazione rurale che fu chiamata Cesata. La località fu posta sotto la protezione di San Cesario diacono e martire, al quale fu dedicata la Chiesa parrocchiale, che comprendeva le borgate di Cesata e Bricola. Tra le ipotesi dell’etimologia del nome Cesata, alcune fonti ipotizzano che il prefisso caes- rimandi al termine desueto “cesina” (cioè, “terra disboscata”), col valore antico di “strage di alberi”, “strage nella selva”.

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