La 30esima edizione degli European Film Awards (Efa), meglio noti come Oscar del Cinema Europeo, hanno avuto un unico incontestabile trionfatore. Si tratta dello svedese “The Square” di Ruben Ostlund, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes, che ha guadagnato sei premi su sei candidature. Un en plein previsto ma, comunque, sorprendente per uno dei titoli di maggiore successo critico della stagione.
La spumeggiante e lunga metafora sulla condizione esistenziale della Svezia contemporanea, che sembra aver dimenticato il significato della solidarietà umana, ha portato a casa i premi per il film, la regia, l’attore protagonista (Claes Bang), la sceneggiatura, la scenografia e la miglior commedia. Il più diretto concorrente, in quanto a numero di nomination, l’ungherese, Orso d’Oro a Berlino, “On body a on Soul” della cineasta Ildikò Enyedi ha meritato una sola statuetta per l’attrice protagonista Alexandra Borbely, davvero emozionante nel rendere il ritratto di una donna pazzamente innamorata di un sogno erotico e passionale.
Agli altri, quindi, sono rimaste poche briciole, segno evidente che, senza dubbio, la pellicola scandinava si pone come il candidato più credibile ad agguantare un meritato Academy Award per il film straniero. In un’annata nella quale, mancando le produzioni dei soliti Sorrentino, Garrone, Tornatore; Moretti, i nostri colori sono stati esclusi già in sede di annuncio delle candidature agli Efa, c’è da registrare l’enorme e, per certi versi, inatteso clamore che, oltreoceano, è nato intorno all’ultima fatica del regista, di origine siciliana, Luca Guadagnino. Già attivo in America da un bel po’ di tempo, tanto da considerarsi in patria un “incompreso” come ha recentemente dichiarato in un’intervista, Guadagnino sta assistendo a un’impennata vertiginosa del suo “Call Me by Your Name”, storia di un amore omosessuale ambientato agli inizi degli anni Ottanta nella campagna toscana, proprio nell’imminenza dell’annuncio delle nomination ai Golden Globes, prima, e agli Academy Award, poi.
Uno straordinario successo critico, al quale sta facendo seguito anche quello di pubblico, che l’ha condotto ad aggiudicarsi premi e candidature nelle principali manifestazioni dedicate al cinema indipendente. Compresi i famigerati Gotham Awards, che l’hanno incoronato, tra l’altro, nella categoria del miglior film, alloro che nelle ultime edizioni era finito nelle mani, rispettivamente, di “Birdman”, “Spotlight” e “Moonlight”, tre lungometraggi premiati, successivamente, con l’Oscar. E se il buongiorno si vede dal mattino, ci attendiamo il bis dopo il lontanissimo trionfo di Bernardo Bertolucci nel 1988 con “L’ultimo imperatore”.