“I dati sull’occupazione giovanile riguardano soprattutto i contratti a termine, con noi al governo toglieremo il Jobs act che ha dato spinta solo ai lavori a scadenza”. Lo ha affermato Silvio Berlusconi, precisando in una nota che non si tornerebbe al regime precedente in materia di mercato del lavoro. “Quando saremo al governo – ha detto l’ex premier – introdurremo strumenti più efficaci del Jobs act per correggerne gli effetti distorsivi e incentivare le imprese a creare lavoro stabile”.
E dopo l’annuncio di Roberto Maroni sulla sua non ricandidatura alla presidenza della Regione Lombardia, Berlusconi ha poi anticipato: “Credo che il candidato del centrodestra per la presidenza della Regione Lombardia sarà Attilio Fontana“, confermando le voci già circolate nei giorni scorsi sulla probabile candidatura dell’ex sindaco di Varese. “Salvini lo ha indicato, noi abbiamo chiesto di fare dei sondaggi che hanno dato esito positivo. Non ci sono contrasti con la Lega”, ha aggiunto il leader di Forza Italia, secondo cui “Fontana può offrire un buon governo alla Lombardia nei prossimi anni”. Poi Berlusconi ha chiarito: “Non c’è alcuna azione venuta da noi, il signor Maroni ha preso una decisione personale, noi l’abbiamo appresa insieme alla Lega e a Salvini. Non abbiamo alcun accordo con Maroni per quanto riguarda l’ipotesi di una sua presenza nel governo futuro del centrodestra”.
Sul fronte M5S, il candidato premier Luigi Di Maio, intervistato da Tgcom24, afferma: “Non ho nessun problema a dire che sono entrato in Parlamento convinto che per ogni problema servisse una legge. Ne esco con la convinzione che questo è un Paese non ostaggio della burocrazia ma delle leggi”. Per questo i cinquestelle apriranno anche un sito “dove tutti potranno proporre una legge da abolire”, collegato al progetto di cancellare 400 leggi, ha ribadito, “con unico atto”. “Noi oggi non lanciamo un portale o una proposta ma una nuova idea di stato in cui cittadini e imprese devono essere lasciati in pace per poter creare valore e portare avanti iniziative. – ha continuato il candidato premier dei pentastelllati – Per fare questo abbiamo bisogno di sottrarre leggi e obblighi che hanno prodotto una ragnatela in cui gli onesti restano imbrigliati e i disonesti si muovono con rapidità impressionante”. Oggi, ha illustrato Di Maio, “ci sono 187mila atti aventi valore di legge, a questi si sommano leggi regionali, decreti attuativi, circolari ministeriali e norme europee”.
Via anche spesometro e studi di settore. Per il Movimento 5 Stelle, lo spesometro “non è un modello di lotta all’evasione, non lo sono neanche lo ‘split payment’, il redditometro né l’agenzia delle entrate e riscossione. Questi per noi – ribadisce – non sono modelli di lotta, insieme agli studi di settore”. Il leader cinquestelle, poi, è convinto che “i problemi di questo paese si risolvono con la fiscalità generale, gli investimenti e la legge di bilancio che si fa ogni anno”.
E sull’euro “nessun cambio di linea”, precisa Di Maio. “Ma nel 2013 – continua – la Germania aveva un governo monolitico, l’asse franco-tedesco era fortissimo, c’era ancora a pieno titolo la Gran Bretagna. Era molto difficile riuscire a contrattare ai tavoli europei. Oggi è cambiato tutto. La Germania da 90 giorni non riesce a fare un governo, la Spagna ha un governo di minoranza, la Francia ha i partiti tradizionali ridotti ai minimi termini. E’ tempo di modificare le regole attorno all’euro, non di uscire dall’euro”.