“Ho espresso la nostra volontà di rispettare la regola del 3% che forse è discutibile ma noi intendiamo rispettarla”. Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando con i giornalisti a Bruxelles dopo l’incontro con il Ppe. “La politica che vogliamo seguire con la flat tax rispetterà il 3% perché assicureremo con l’aumento del Pil che prevediamo ci sarà a causa della flat tax di poter ridurre la percentuale del 134% del rapporto debito-Pil”, ha aggiunto.
“Dobbiamo guardare con favore a quello che è accaduto domenica in Germania, che va verso la sicurezza di avere un governo e questo comporterà anche per Angela Merkel la possibilità di essere ancora autorevole in Europa. Io con la signora Merkel ho sempre avuto degli eccellenti rapporti di stima ed interesse reciproco”, ha sottolineato il leader di Forza Italia. “Qualcuno ha cercato di mettere zizzania ma aldilà di questo i nostri rapporti sono stati sempre positivi e la signora Merkel ci sostiene con determinazione nella nostra campagna elettorale”, ha proseguito.
Per il segretario del Pd, Matteo Renzi la flat tax “è un’operazione di ritorno al passato: in ogni campagna elettorale c’è sempre una proposta che tecnicamente non ha le coperture”, ha detto all’emittente fiorentina “Controradio”. “E’ una tassa non di Robin Hood ma dello sceriffo di Nottingham: toglie ai poveri per dare ai ricchi. Nessuno riuscirà a fare la flat tax perché non ci sono le coperture – ha ribadito – ed è ingiusta”. Il leader dei dem ha poi dichiarato che tra le priorità individuate dal Pd per il futuro del Paese ci sono “le famiglie” e i piccoli imprenditori, “quelli che soffrono: non è possibile fare tutto”. E ha ribadito che le proposte avanzate da M5S e dal centrodestra, “da Berlusconi e Di Maio, ‘veleggiano’ su costi di circa 200 miliardi. Quanto abbiamo fatto noi ne valeva circa 30”.
Parlando di legge elettorale, ha poi detto che “questa riforma è la conseguenza del no al referendum del 4 dicembre. Dopo che abbiamo perso è evidente che siamo tornati a livello della prima Repubblica. Non è una legge elettorale autolesionista per il Pd: abbiamo dovuto farla ma io non credo che la partita sia chiusa”. E ha aggiunto che “la partita sui voti non si gioca soltanto sulle coalizioni. Spero e lavoro perché il Pd sia il primo gruppo parlamentare. Se questo avverrà dopo 5 marzo, il Pd avrà le carte in mano”.
Il segretario Dem ha poi ribadito, commentando l’ipotesi del “governo del presidente” lanciata da D’Alema, che non ci sarà nessun accordo con Forza Italia dopo il voto e ha spiegato: “D’Alema è appassionato delle strategie del dopo voto, io penso a come dare più soldi ai cittadini, alle esigenze dei cittadini. La proposta di un accordo Pd-Fi l’ha lanciata D’Alema e non io, vogliamo che il Pd e la coalizione di centrosinsitra possa avere i numeri” per governare.
Neanche con il Movimento 5 stelle ci sono margini di dialogo, ha detto Renzi, precisando: “Ci sono cose che mi lasciano perplesso, c’è la destra nella quale la trazione è quella leghista, è la destra che andava ai comizi della Le Pen ed è quindi populista; poi c’è il Movimento cinque stelle che è un altro movimento populista: è evidente che noi non possiamo dialogare con forze populiste”.