Un’altra sentenza di condanna nei confronti dell’Italia, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), perché il sistema giudiziario del nostro Paese non prevede adeguate misure che permettano ai creditori di società messe in liquidazione coatta amministrativa di fare valere i loro diritti davanti a un tribunale nazionale.
Ma per il recanatese Aldo Cipolletta, morto il 18 dicembre scorso a 89 anni, la sentenza arriva troppo tardi. Nel 1985 – era il 30 aprile di 33 anni fa – racconta il “Resto del Carlino”, il tribunale distrettuale di Macerata dichiarava insolvente la società cooperativa di edilizia abitativa “Le Grazie” di Recanati.
Cipolletta era creditore della società per circa 300 milioni delle vecchie lire, una cifra tale da mettere in ginocchio qualsiasi impresa, ma soltanto 11 anni dopo, nel 1997, finalmente si era visto riconoscere il diritto a essere iscritto nell’apposito elenco dei creditori, per una cifra pari a 129.114 euro. Passavano ancora altri anni e nel 2010 la procedura di liquidazione era ancora pendente.
A quel punto Cipoletta si rivolgeva alla Corte di Strasburgo, la quale, finalmente, gli ha dato ragione: lo Stato italiano è stato condannato per aver violato i diritti dell’imprenditore a cui dovrà pagare la somma di 100mila euro a titolo di risarcimento dei danni. Intanto, Aldo se n’è andato per sempre.