“Qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della chiesa”. Lo ha affermato Papa Francesco, salutato da un applauso, nel suo discorso alle autorità e alla società civile del Cile al palazzo della Moneda. “Desidero unirmi – ha aggiunto il Pontefice – ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta”.
A Santiago del Cile c’è un caso che si trascina da anni. Un prete – padre Karadima – ha commesso abusi sessuali per decenni nei confronti di bambini. Il Vaticano lo ha sospeso a divinis nel 2012 ma non lo ha ridotto allo stato laicale. Una misura caritatevole data l’età avanzata del prete che le vittime non hanno mai compreso.
Il Papa è intervenuto anche sui temi del lavoro e dei migranti: “È indispensabile ascoltare: ascoltare i disoccupati, che non possono sostenere il presente e ancor meno il futuro delle loro famiglie; ascoltare i popoli autoctoni, spesso dimenticati, i cui diritti devono ricevere attenzione e la cui cultura protetta, perché non si perda una parte dell’identità e della ricchezza di questa Nazione. Ascoltare i migranti, che bussano alle porte di questo Paese in cerca di una vita migliore e, a loro volta, con la forza e la speranza di voler costruire un futuro migliore per tutti”.
Per Bergoglio bisogna “ascoltare i giovani, nella loro ansia di avere maggiori opportunità, specialmente sul piano educativo e, così, sentirsi protagonisti del Cile che sognano, proteggendoli attivamente dal flagello della droga che si prende il meglio delle loro vite. Ascoltare gli anziani, con la loro saggezza tanto necessaria e il carico della loro fragilità. Non li possiamo abbandonare”.
Poi ammonisce: “La saggezza dei popoli autoctoni può offrire un grande contributo. Da loro possiamo imparare che non c’è vero sviluppo in un popolo che volta le spalle alla terra e a tutto quello e tutti quelli che la circondano”. “Il Cile possiede nelle proprie radici una saggezza capace di aiutare ad andare oltre la concezione meramente consumistica dell’esistenza per acquisire un atteggiamento sapienziale di fronte al futuro. L’anima del carattere cileno è vocazione ad essere, quella caparbia volontà di esistere”, ha aggiunto il Papa.
“Vocazione – ha osservato il Santo Padre – alla quale tutti sono chiamati e rispetto alla quale nessuno può sentirsi escluso o dispensabile. Vocazione che richiede un’opzione radicale per la vita, specialmente in tutte le forme nelle quali essa si vede minacciata. Ringrazio nuovamente per l’invito a poter venire ad incontrarmi con voi, con l’anima di questo popolo; e prego affinché la Vergine del Carmelo, Madre e Regina del Cile, continui ad accompagnare e a far crescere i sogni di questa benedetta Nazione”.Dopo il discorso alle autorità Francesco è andato a colloquio con la presidente della repubblica cilena, Michelle Bachelet, nell’incontro privato nel palazzo della Moneda.