Quattro condanne per associazione a delinquere, 12 tra assoluzione e prescrizioni. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma nell’ambito del processo sugli appalti del G8. Assolto anche l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso “perché il fatto non sussiste”. I giudici hanno condannato a 6 anni e 6 mesi l’ex presidente alle opere pubbliche Angelo Balducci, a 6 anni l’imprenditore Diego Anemone, a 4 anni l’ex generale della Gdf, Francesco Pittorru, a 4 anni e mezzo l’ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis.
“Assolto perché il fatto con sussiste nonostante la richiesta di prescrizione: questo vale come una doppia assoluzione”. È il commento su Facebook di Bertolaso, che aggiunge: “Grazie alla mia famiglia e a chi mi è stato vicino in questi 8 anni. Sono innocente come ho sempre detto. Ora lo hanno dichiarato anche i giudici”.
Tra le posizioni prescritte quella di Daniele Anemone, fratello di Diego. Assolti tra gli altri Maria Pia Forleo, ex funzionaria della presidenza del Consiglio, e Claudio Rinaldi, ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma. I giudici hanno stabilito il pagamento di una provvisionale di un milione di euro che Anemone e Balducci dovranno pagare al ministero delle Infrastrutture, 50mila euro a Cittadinanzattiva, e 250mila euro alla presidenza del Consiglio.
Il processo nell’ottava sezione penale del tribunale di Roma è quello su un giro di tangenti che avrebbero macchiato la gestione di una serie di appalti per il G8 della Maddalena del 2009 (poi tenutosi a L’Aquila) e per la realizzazione di opere pubbliche in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il tribunale, che ha dichiarato prescritti numerosi episodi di corruzione e ha assolto chi era ritenuto solo “partecipe” dell’associazione per delinquere, ha assolto, perché il fatto non sussiste, l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso e l’ex dirigente del ministero dei Beni culturali Gaetano Blandini, che rispondevano di due distinti episodi di corruzione.
L’indagine, partita a Firenze nel 2010, era stata trasferita a Perugia e alla fine inviata a Roma per competenza territoriale. La “cricca” era stata rinviata a giudizio nel 2013. Gli inquirenti parlarono di un “sistema gelatinoso”, che permetteva a un gruppo di imprenditori e pezzi delle istituzioni di condizionare grandi appalti. A Balducci e Anemone, veniva contestata la corruzione e l’associazione a delinquere: erano loro, secondo i pm Roberto Felici e Ilaria Calò, titolari del fascicolo, il cuore del gruppo che con favori e denaro si aggiudicava gare milionarie andando “oltre gli schemi di corruzione cui siamo abituati”. Nella requisitoria i pm parlarono di “uno dei più gravi casi di corruzione nell’Italia dal dopoguerra per il danno enorme alla pubblica amministrazione con interi settori assoggettati”.