La fine di un incubo per Lorenzo Diana, politico originario di San Cipriano d’Aversa, già senatore dei Ds e presidente della Commissione Antimafia, coinvolto, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, nell’inchiesta sulla metanizzazione del Casertano affidata alle Coop rosse di Cpl Concordia. Proprio lui che per oltre vent’anni ha vissuto sotto scorta e che nel 2008 ricevette il Premio Borsellino per la sua attività antimafia.
I giudici ieri hanno sentenziato l’estraneità della Cpl Concordia e di Diana a qualsiasi legame con i clan. “La sentenza conferma – dice – la mia estraneità a vicende investigative a concorsi esterni alla camorra e ribadisce il mio ruolo istituzionalmente corretto: mi sono battuto per la modernizzazione del mio territorio, per promuovere lo sviluppo in un’area depressa e anche per avere visibilità politica”. E sottolinea: “Ho sofferto senza essere mai interrogato, nonostante abbia chiesto di essere sentito”.
Diana, infatti, non è mai stato rinviato a giudizio, risultava solo indagato nell’ambito di un’inchiesta-stralcio della Direzione distrettuale antimafia. Finora aveva ricevuto semplicemente un avviso di garanzia del 2015 e una comunicazione di conclusione indagini a novembre 2016. Ciò, tuttavia, era bastato per gettare su di lui il sospetto di presunte collusioni con la camorra. Tanto che il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, si era visto costretto a revocargli, nel luglio 2015, l’incarico di presidente del Caan, il centro agroalimentare di Napoli per il commercio all’ingrosso e per servizi logistici, il terzo d’Italia per dimensioni.
I giudici del Tribunale Napoli Nord (presidente Francesco Chiaromonte, giudici Luca Rossetti e Marina Napolitano), come si evince dalle motivazioni della sentenza emessa il 13 ottobre scorso che ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” i manager della cooperativa modenese Roberto Casari, difeso dagli avvocati Luigi Chiappero e Luigi Sena, Giulio Lancia, assistito dall’avvocato Bruno Larosa, e Giuseppe Cinquanta, difeso dagli avvocati Arturo ed Errico Frojo.
Nella sentenza si legge che gli elementi acquisiti sono insufficienti per poter affermare che vi siano state pressioni della camorra per determinare la rinuncia del consorzio Eurogas alle concessioni e favorire così la Cpl Concordia per la costruzione della rete del gas in diversi comuni del Casertano. Il coinvolgimento del clan è emerso con certezza soltanto in una fase successiva, quando il Bacino Campania 30 era stato già costituito e doveva quindi darsi avvio alla fase operativa.
Per i giudici, Diana si sarebbe adoperato per il rilascio delle concessioni al solo scopo di “acquisire visibilità politica”, agevolando il percorso burocratico della Cpl Concordia, attraverso contatti con sindaci e prefetti (questi ultimi in riferimento ad alcuni comuni commissariati).