I finanzieri del comando provinciale di Foggia, all’alba di oggi, hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di nove soggetti tutti ritenuti contigui alla cosca criminale attiva nel territorio di Mattinata – Vieste, già capeggiata da Mario Luciano Romito, il noto pregiudicato di Manfredonia vittima dell’agguato mafioso del 9 agosto 2017, ad Apricena, in cui perirono anche il cognato e due fratelli imprenditori incensurati.
L’esecuzione del provvedimento costituisce l’epilogo di una complessa ed articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Foggia, sotto la direzione e il coordinamento della locale Procura della Repubblica, nel periodo compreso tra il mese di ottobre 2017 e il corrente mese, nei confronti di alcuni componenti della richiamata organizzazione, detenuti nella casa circondariale di Foggia ovvero in stato di libertà.
In sintesi, le investigazioni, caratterizzate dalla esecuzione di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di svelare come all’interno del locale istituto penitenziario siano state utilizzate nel tempo diverse utenze telefoniche, con continui cambi di schede sim e con linguaggi criptici, attraverso le quali i componenti di vertice e i gregari dell’organizzazione detenuti trattavano con i referenti esterni le più diversificate attività illecite, con particolare riferimento al traffico di sostanze stupefacenti, al reperimento ed alla detenzione di armi clandestine e, da ultimo, all’eclatante progetto di evasione dal carcere.
Ad innescare le indagini, una conversazione telefonica dell’11 ottobre 2017, captata dai militari del Nucleo pef della Guardia di Finanza di Brindisi nell’ambito di un contesto penale incardinato a quella sede, intercorsa tra tre detenuti e un referente esterno viestano del gruppo agli arresti domiciliari, nel corso della quale veniva pianificata l’introduzione clandestina, all’interno dell’istituto penitenziario, di uno strumento di offesa, indicato cripticamente come “cinta/cintura”, idoneo a commettere l’omicidio di altro soggetto detenuto non meglio identificato. Successivamente, le meticolose attività investigative dei Finanziari foggiani consentivano di riscontrare, in tempo reale, le evidenze di indagine acquisite nel corso di complesse operazioni tecniche, comprese le captazioni di numerosi colloqui in carcere, intervenuti tra i detenuti indagati e i loro familiari, rese possibili anche grazie alla fattiva collaborazione del personale della Polizia Penitenziaria in servizio all’istituto penitenziario dauno.
In tale ambito, il Nucleo pef di Foggia acquisiva circostanziati elementi investigativi utili al successivo rinvenimento e sequestro di quanto segue: due fucili calibro 12, il primo marca Franchi modello Predator con canna mozzata di provenienza furtiva ed il secondo marca Beretta modello S 55 Patent con matricola abrasa, entrambi carichi e pronti al fuoco, in data 15 dicembre 2017, in Vieste, in una zona particolarmente impervia per la fitta vegetazione presente; una pistola modello Glock, calibro 9×21, con matricola abrasa, comprensiva di 20 cartucce, a Monfalcone (Gorizia), il 20 gennaio 2018, con l’arresto in flagranza di reato di uno dei soggetti indagati. Per le armi in sequestro saranno svolti specifici accertamenti di natura tecnica per verificarne il possibile utilizzo in attività criminose.
Contestualmente, i militari avevano modo di apprendere i dettagli esecutivi di un ambizioso progetto di evasione dal carcere di Foggia, riguardante il capo cosca ed un suo gregario, con il necessario supporto esterno di una serie di fiancheggiatori anch’essi contigui alla organizzazione criminale.
Più in particolare, in data 29 dicembre 2017, all’interno della sala colloqui del carcere di Foggia, con la qualificata collaborazione di personale della Polizia Penitenziaria, i militari del comando provinciale pervenivano al sequestro di 2 fili diamantati, altrimenti detti “capelli d’angelo”, reperiti, detenuti, occultati ed introdotti in carcere dai soggetti colpiti dall’odierna misura custodiale agli arresti domiciliari. Questi fili, come accertato da personale specializzato della Polizia Penitenziaria di Bari, sono risultati tecnicamente idonei a segare le sbarre della cella che ospitava i detenuti interessati: una volta compiuta tale operazione, i detenuti avrebbero raggiunto il tetto di un capannone, interno al carcere e prospicente le mura perimetrali e da qui prelevati da un cestello collegato al braccio telescopico di una gru/carrello elevatore posizionata all’esterno della struttura perimetrale.
Contando sulla fisiologica riduzione delle misure di sorveglianza e sicurezza, l’attuazione del piano di evasione sarebbe avvenuta nella notte tra il 31 dicembre 2017 ed il capodanno 2018. In relazione a tali condotte delittuose ed in esecuzione del provvedimento agli indagati A.Q., di 42 anni, originario di Mattinata, G.D.M., di 53, originario di Vieste, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati loro ascritti concernenti il porto e la detenzione di armi da sparo clandestine, mentre agli indagati H.H., di 33, originario di Vieste(FG), A.R., di 40 originario di Manfredonia, M.D.G. di anni 31 originaria di Mattinata, A.F.P, di 35, originaria di Manfredonia, L.C., di 40, originario di Mattinata e residente a Monfalcone, e L.R., di 75, incensurato, originario di Manfredonia, è stata notifica l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per i reati loro ascritti in ordine all’approntamento logistico del piano di evasione.
Analoga misura detentiva agli arresti domiciliari, è stata altresì notificata ad A.Q., di 42 anni, originario di Mattinata, per i reati ascrittigli con riferimento al tentativo di evasione dal carcere. Sono in corso le ricerche finalizzate alla notificazione di provvedimento custodiale in carcere ed agli arresti domiciliari, per i reati di detenzione illegale di armi e procurata evasione (tentata), nei confronti di D.P.D.M., 31 anni, originario di Vieste.
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