Macerata, Luca Traini: “Volevo vendicare Pamela”. Il profilo del nazi-pistolero

di Redazione

“Come sta la ragazza? Non volevo colpirla”. Malgrado l’assenza di segni di pentimento per aver ferito sei persone a Macerata, sabato mattina, con la sua Glock 9×21 (leggi qui), Luca Traini, 28 anni, in carcere per strage aggravata dall’odio razziale, ha chiesto al suo difensore notizie sulle condizioni di Jennifer, una giovane donna nigeriana colpita ad una spalla nei pressi della stazione ferroviaria di Macerata. Lo ha riferito l’avvocato Giancarlo Giulianelli, che lo ha incontrato in carcere ad Ancona e lo ha trovato “tranquillo”.

Nelle sue dichiarazioni spontanee davanti ai carabinieri, Traini ha detto che voleva “vendicare Pamela Mastropietro e fare qualcosa contro l’immigrazione”, aggiungendo: “Il fenomeno dell’immigrazione clandestina va stroncato”. Il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, spiega che Traini voleva andare in tribunale e uccidere Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela, poi avrebbe cambiato idea e avrebbe cominciato a sparare contro ogni persona di colore incontrata lungo la strada.  “Sono rimasto sconvolto dalle modalità brutali con le quali è stata uccisa Pamela – ha raccontato l’uomo – è così ho deciso di fare un’azione personale. Volevo andare in tribunale e fare giustizia, volevo colpire il nigeriano ma poi ho cambiato idea”. Se a spingerlo sia stata proprio la morte di Pamela lo diranno le indagini. Quel che è certo è che tra i due non c’era alcun legame, così come nessuno dei sei stranieri feriti aveva in qualche modo avuto a che fare con lui: erano semplicemente bersagli scelti a caso.

La procura di Macerata formalizzerà oggi le richieste di convalida dell’arresto al gip nei confronti dell’uomo e molto probabilmente domani ci sarà l’interrogatorio per la convalida dell’arresto. L’accusa nei suoi confronti è di strage aggravata dalle finalità di razzismo. Al giovane sono contestati anche porto abusivo di armi (ha un porto d’armi sportivo che però ne vieta l’uso al di fuori del poligono) e altri reati. Secondo la Procura, i migranti presi di mira da Traini sabato mattina erano 11: al ragazzo, quindi, viene contestato non solo il ferimento delle sei persone che sono state ricoverate ma anche di aver sparato verso altri tre stranieri che non sono stati colpiti e verso due persone che, dopo aver richiesto l’intervento dei sanitari, non si sono fatte trovare, forse perché non avevano i documenti in regola.

L’uomo ha lasciato la caserma dei carabinieri all’una di notte: a testa alta e sguardo dritto davanti a sé, non ha detto una parola ai cronisti che erano ad attenderlo. Ora nel carcere di Montacuto, lo stesso dove è rinchiuso Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela. Dalla casa della madre di Traini i carabinieri hanno sequestrato una copia del Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e altre pubblicazioni riconducibili all’estrema destra. Gli investigatori hanno anche sequestrato i computer dell’uomo per verificare se vi siano elementi utili alle indagini.

LA CORSA FOLLE DI TRAINI – Mattina di sabato 3 febbraio. Luca Traini, 28 anni, di Tolentino, incensurato, un passato su posizioni di estrema destra e candidato nel 2017 per la Lega al consiglio comunale di Corridonia, è in giro con la sua Alfa Romeo 147 nera. Come ha riferito ai carabinieri, sente per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Decide allora di tornare a casa, aprire la cassaforte e prendere la pistola, risalendo in auto. La sua “missione” è uccidere quanti più stranieri possibile. Agisce da solo: al momento gli investigatori non hanno trovato nulla che possa far pensare ad un’azione organizzata con altri soggetti. Da Villa Potenza arriva a Macerata intorno alle 11. Gli stranieri vengono colpiti a caso. Comincia a sparare all’altezza dello Stadio Helvia Recina, poi nei pressi del centro commerciale Conad di via dei Velini. Qui si registra il ferito più grave: un uomo, colpito al torace da un proiettile, ha riportato una lesione interna al fegato e ha dovuto subire un’operazione. Traini poi percorre la circonvallazione, raggiungendo la stazione ferroviaria dove esplode altri colpi, quindi sale verso l’ospedale. Spara anche a un’auto in sosta dei carabinieri e raggiunge corso Cairoli, dove colpisce un altro uomo di colore, raggiunto al torace. Poi si reca in via Pancalducci e via Cioci, da lì sale per via Spalato, dove spara un colpo anche contro la sede del Pd. La corsa prosegue fino a Casette Verdini, nei pressi del luogo dove sono stati trovati i due trolley contenenti il cadavere smembrato di Pamela Mastropietro. Lì spara all’altezza di un bar. Raggiunge Piediripa, ritornando poi in città per imboccare in salita di nuovo via Spalato e la discesa di Santa Croce, per poi fermarsi davanti al Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria, dove lascia l’auto per strada contromano. A quel punto, indossando sulle spalle una bandiera italiana, sale lo scalone dinanzi al monumento ai Caduti e viene catturato dai carabinieri, gridando “Viva l’Italia” e facendo il saluto fascista. Sono le ore 13, terminano due ore di terrore. Circa trenta i proiettili esplosi dalla sua pistola semiautomatica, regolarmente detenuta. Solo la fortuna ha voluto che nessuna delle vittime sia deceduta.

I FERITI – I feriti sono tutte di origine straniera, tra i 20 e i 33 anni. Si tratta di cinque uomini e una donna, il più grande nato nel 1985, il più giovane nel 1997. Un ragazzo ghanese, 21 anni, stava uscendo dal parrucchiere quando un proiettile gli ha trapassato il torace: non è in pericolo di vita ma è tra i feriti più gravi. Un 30enne di origini nigeriane, invece, è stato trasportato all’ospedale di Ancona per un intervento al braccio: non abita nemmeno a Macerata, era lì solo per fare alcune spese. La donna ferita deve essere operata a una spalla: “Eravamo un gruppo numeroso alla fermata dell’autobus alla stazione ferroviaria, mi sono salvata perché una persona che era con me mi ha dato una spina facendomi cadere”. Secondo quanto si apprende, ci sarebbero altri due feriti che avrebbero chiamato i soccorsi ma poi sarebbero spariti.

IL PROFILO DI TRAINI – 28 anni, di Tolentino, rasato a zero, con un lungo pizzetto e la runa germanica “dente di lupo” (alla base del simbolo dei neofascisti di Terza Posizione) tatuata sulla tempia. Ha un passato familiare tormentato. Suo padre lo abbandonò in tenera età e la madre lo aveva cacciato di casa qualche anno fa. Viveva con la nonna a Tolentino. Chi lo conosce parla di una progressiva radicalizzazione a destra in una vita solitaria e disperata, a farsi i muscoli in palestra (era obeso da ragazzino e sembra che per tale motivo venisse preso in giro, ndr.) e a professare idee violente, come racconta l’amico Francesco Clerico, titolare delle palestre frequentate negli ultimi dieci anni dal ragazzo. Proprio Clerico era stato costretto, lo scorso ottobre, ad allontanarlo da quella di Tolentino “perché faceva il saluto romano e battute razziste” che davano fastidio ai clienti di origine straniera. Pochi lavoretti e sempre per breve tempo: buttafuori, vigilante, manovale soprattutto. “Qualche anno fa aveva una ragazza”, ha detto ancora il proprietario della palestra, ma sembra che Traini, oltre che sul piano lavorativo, non riuscisse a mantenere un rapporto stabile nemmeno su quello sentimentale. La sua ultima ragazza sembra avesse problemi di tossicodipendenza: “Forse per questo si è scatenata la sua furia. Ha legato i ricordi a Pamela Mastropietro e al pusher di colore che l’ha uccisa. Così è scattato l’odio”, ha affermato il suo avvocato. Era stato anche da uno psichiatra, il quale lo avrebbe definito “borderline”, ossia affetto da un disturbo di personalità. Con un’esperienza da candidato, nel 2017, per la Lega al consiglio comunale di Corridonia, in passato era stato simpatizzante di movimenti di estrema destra. “Gli hanno inculcato idee violente”, ha detto il suo amico Clerico, sia tramite frequentazioni personali che social. “Non si rendeva conto del suo atteggiamento, delle idee razziste e violente che gli erano state inculcate, ho cercato tante volte di farlo ragionare ma è sempre risultato inutile”, ha detto il titolare della palestra a “Mattino 5”. Nessuno, tuttavia, avrebbe immaginato che avrebbe scavalcato il confine tentando di compiere una strage.

IN ALTO LE IMMAGINI DELL’UOMO CHE SPARA DAVANTI AD UN BAR DI POLLENZA

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