Gli agenti della squadra mobile della Questura di Napoli, del Servizio centrale operativo e i finanzieri del Gico hanno eseguito un’ordinanza applicativa di 14 misure cautelari personali (di cui 13 in carcere e una agli arresti domiciliari) emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi, favoreggiamento ed estorsioni, con condotte accertate nel periodo dal 2012 al 2014. Tra gli arrestati Salvatore Di Lauro, 30 anni, detto “Terremoto”, uno dei figli del boss Paolo (alias “Ciruzzo ‘o milionario”).
L’ordinanza è stata emessa dal gip all’esito della rivalutazione dell’intero materiale probatorio raccolto in fase di indagine e riproposto con nuova richiesta dalla Procura della Repubblica, dopo l’annullamento della precedente misura nei confronti di 27 soggetti, per i medesimi reati. Il provvedimento scaturisce dalla confluenza in un unico procedimento penale di più filoni di indagine, condotti distintamente dai citati organismi di polizia giudiziaria sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, grazie ai quali è stato possibile accertare le responsabilità di capi, promotori e sodali delle associazioni camorristiche Di Lauro e Vanella Grassi, attive nei quartieri di Secondigliano e Scampia, delle quali sono stati ricostruiti gli interessi criminali, con particolare riferimento ad un vasto traffico di sostanze stupefacenti, per lo più hashish e cocaina, che vedeva coinvolte figure di vertice dei citati clan, in affari tra loro e con altre consorterie tra cui, in particolare, i Marfella-Pesce di Pianura.
Oltre all’ingente business del traffico di stupefacenti descritto, è stato accertato anche un ampio giro di furti di auto e conseguenti estorsioni attraverso la tecnica cd del cavallo di ritorno. Le indagini hanno censito l’operatività dei clan a partire dal 2012, epoca in cui, dopo la definitiva scissione dai Di Lauro, avvenuta nel 2007, il gruppo della Vanella Grassi si era nel tempo affermato sempre più sugli scenari di Secondigliano e Scampia, stringendo alleanze con i Marino e Leonardi e dando vita allo scontro armato con gli Abete-Abbinante-Notturno, noto come terza faida di Scampia.
Grazie a meticolose attività investigative, finalizzate anche a riscontrare convergenti dichiarazioni collaborative rilasciate sull’accaduto, si è potuto accertare, nell’ambito della citata faida, il coinvolgimento in un tentativo di omicidio – ai danni di Giovanni Esposito, detto “‘O muort” – anche da parte di Claudio Auricchio, finanziere “infedele” con il grado di appuntato scelto, allora in forza al Gruppo Pronto Impiego di Napoli e attualmente sospeso dal servizio. Oltre a figurare tra i soggetti più vicini ad Antonio Mennetta durante il suo periodo di latitanza, è emerso il suo diretto coinvolgimento proprio nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dall’organizzazione della Vanella Grassi, intessendo, tra l’altro, diretti rapporti anche con figure apicali della consorteria Di Lauro.
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